Stazione chiusa «per nomadi»: Veltroni scopre ora il problema

La stazione ferroviaria di Salone non deve chiudere. Parola di Walter Veltroni. Il caso sollevato da «Il Giornale» il 1° luglio scorso e poi ripreso da altri quotidiani, comincia a far breccia nel muro del silenzio, almeno parzialmente. Il nostro titolo, in realtà, riferiva di due stazioni ferroviarie «chiuse per nomadi»: infatti anche quella di Monte Antenne, sulla Roma-Viterbo, ha subito la stessa sorte. Allo stesso modo, il 19 giugno scorso, «Il Giornale» aveva pubblicato un grosso servizio sul degrado della stazione Anagnina, corredato di foto che non lasciavano spazio a dubbi. La incredibile vicenda delle due stazioni chiuse era stata ripresa, giovedì scorso, dal capogruppo della Dc alla Regione Fabio Desideri, il quale aveva trovato una circolare di Rete ferroviaria italiana (Rfi) che ne confermava la chiusura definitiva e la dismissione dell’impiantistica. «Lo scorso febbraio - ricordava Desideri - l’assessore Ciani ha affermato: “Non possiamo arrenderci così, cercheremo di risolvere la situazione”. Ma niente è accaduto. È successo l’esatto contrario. In sintesi - questo il commento dell’esponente Dc - invece di spostare i rom si preferisce smantellare una infrastruttura ferroviaria. Non ci risultano casi analoghi in Europa».
Ma ora, per fortuna, Veltroni ha aperto gli occhi e, forse, pensando al suo prossimo futuro politico, ha deciso di muoversi. «Ho chiesto al prefetto Achille Serra - ha spiegato il sindaco - sia per lettera che per telefono di fare in modo che la stazione di Salone sia presidiata e quindi i treni circolino.

Non c’è nessuna ragione per cui i cittadini di quel quartiere non debbano avere possibilità di accesso. Se c’è un problema di turbativa bisogna risolverlo alla radice. Per la stazione Anagnina ho fatto la stessa cosa chiedendo al prefetto di predisporre servizi aggiuntivi».

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