La stella di Renata offusca anche Fini E lei ringrazia Silvio

EXPLOIT La sua lista ha superato il Pd. In serata la telefonata con il Cav «Grazie a tutti i militanti»

RomaRenata Polverini canta l’inno d’Italia in piazza del Popolo, ebbra di felicità, e il Lazio cambia faccia. Salutando cinque anni di centrosinistra e del duo Marrazzo-Montino. L’ex sindacalista vince alla sua prima candidatura politica, realizzando un miracolo politico nel quale forte è lo zampino del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Al quale non a caso la neo-governatrice tributa il primo omaggio nella piazza simbolo della destra italiana: «Grazie al presidente del consiglio Silvio Berlusconi e ai militanti del Pdl», dice Polverini, che ben sa che solo l’intervento personale del premier ha potuto compensare l’assenza della lista del Pdl, esclusa nella provincia di Roma - quella in cui si concentra oltre il 70 per cento dell’elettorato del Lazio - dall’ufficio elettorale circoscrizionale e centrale, e poi dal Tar e dal Consiglio di Stato non una ma due volte in uno sconfortante succedersi di burocratici «no». Un successo del Pdl, più forte proprio perché assente - paradosso della politica - e una sconfitta per Gianfranco Fini, nella cui orbita la candidatura della sindacalista era peraltro nata.
È la sera della gioia pazza per il centrodestra a Roma. Una gioia resa tanto più forte quanto alti sono stati gli ostacoli da affrontare. Anzi, quella di Polverini può essere definita una vittoria contro tutto e contro tutti. Contro le beffe degli avversari, contro lo scetticismo di molti dei suoi, perfino contro qualche incidente di percorso, come quell’improvvida domenica trascorsa nella Curva Nord dell’Olimpico tra i tifosi laziali, lei che si era professata fino ad allora romanista. E anche i numeri ieri inizialmente sembravano tradirla: la Bonino davanti per tutto il giorno, prima che le province più lontane (Latina, Frosinone, Rieti, Viterbo) permettessero il sorpasso quando la notte si avvicinava. E proprio alle province del Lazio va il secondo saluto della vincitrice: Anzi, «un grande e affettuoso saluto». Fosse stato solo per Roma, infatti, sulla poltrona più importante della Pisana si appresterebbe a sedersi Emma Bonino la sabauda, la fredda, la sferzante, così distante dallo spirito capitolino e dalla gente da trascorrere parte della sua campagna elettorale a Torino e a Firenze.
Quando in via Imbriani, sede del «Laboratorio Lazio», il comitato elettorale della candidata del centrodestra, il timido ottimismo si è trasformato in un largo sorriso, il grido di battaglia diventa: «Tutti a piazza del Popolo!». Qui la vincitrice si lascia andare: un comizio improvvisato («Mai sfidare la volontà della gente»), una bottiglia di Champagne da aprire e dai cui bere come un pilota di Formula Uno a cui non servono i bicchieri, una canzone di Battisti da cantare, la «v» di vittoria da mostrare come aveva fatto domenica al seggio 1228. E qualcuno l’aveva anche accusata di improvvido ottimismo.
Quella di Renata è la vittoria del sorriso, mai dismesso anche nei momenti duri (e ce ne sono stati tanti) in questa lunga campagna elettorale più piena di colpi di scena e di toghe di un legal thriller di Grisham. Ma anche quella delle idee chiare e dei programmi, pure passati in secondo piano nelle lunghe settimane dei ricorsi e delle accuse. Ora però è il momento di passare ai fatti. E Renata già sciorina il programma: «Sanità, casa e lavoro le priorità» dice a Bruno Vespa che la intervista in diretta mentre la festa impazza. La sanità che «non riesce a offrire servizio di qualità, il mio primo impegno sarà dare risposte su questo»; il piano casa «che era stato depotenziato»; e il lavoro che per un’ex sindacalista è pane quotidiano: «La mia storia mi dice che risposte importanti le devo dare al lavoro e al mondo delle imprese».

Chi gioisce malgrado il preoccupante dato di Roma città è Gianni Alemanno: «Ora credo che la giunta Alemanno sia più forte, ma c’è bisogno che l’opposizione cambi registro perché non si vince né a Roma né nel Lazio facendo veleno».

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