«Stiamo ottenendo risultati Il processo è ancora lungo»

Luca Pancalli il 2 febbraio scorso, quando l’ispettore Raciti fu ucciso era commissario straordinario della Federcalcio, all’epoca azzerata dallo scandalo Calciopoli. Ricorda così quel giorno: «Grande tristezza e impotenza per quello che stava avvenendo a Catania. Poi, alla notizia della morte dell’ispettore Raciti ho provato sdegno e rabbia». Durante questi 12 mesi hanno preso corpo le determinazioni del decreto Amato: «Il percorso intrapreso dal decreto Amato - prosegue Pancalli, oggi vicepresidente del Coni e presidente del Comitato paralimpico italiano - ha dato il via a un processo virtuoso che ha portato a dei risultati. Secondo i dati del Viminale abbiamo assistito a un numero inferiore di incidenti con tutte le conseguenze del caso: meno feriti tra tifosi e forze dell’ordine per esempio». Pancalli ha sottolineato che si tratta di «un processo però molto lento - spiega - perché la violenza non si combatte solamente perseguendo queste strade. Bisogna considerare che ormai ci troviamo di fronte a un tifo violento che ha molto poco a vedere con il sistema calcio». Nessun alibi per il mondo del pallone, ma «le società e il mondo dello sport cosa possono fare di più oltre a quello che già non fanno? Ci troviamo di fronte a un fenomeno che riguarda il calcio solo perché ha scelto quel mondo come palcoscenico della propria violenza».

Infine i prossimi passi per superare la situazione attuale: «Ci sono tante piccole cose che messe assieme possono aiutare un sistema di normalizzazione. La carta del tifoso è solo un esempio ma lo è anche il recente decreto che ha istituito il tanto discusso terzo tempo».

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