Lo stilista emozionato: «C’ero stato quando avevo i calzoni corti»

da Milano

Santo Versace, stilista, collegio calabrese blindatissimo, è arrivato a Montecitorio per sbrigare le prime pratiche da onorevole. In forza al Pdl, è apparso super determinato ed emozionato: «Qui c’ero stato nel 1960 da studente, e ora sono emozionato», ha detto ribadendo il suo refrain, che «l’Italia oggi ha bisogno di educazione, legalità e democrazia». Versace ha fatto campagna elettorale nella sua terra ripetendo di voler «convincere i miei concittadini ad occuparsi della cosa pubblica, della politica, del bene comune per 24 ore al giorno, perché il nostro, ormai, è un problema culturale». Stakanovista, un’etica quasi calvinista quella della famiglia Versace: «In Italia c’è necessità di ricreare, in qualche modo, lo spirito del ’45 e questa esigenza aumenta man mano che ci si sposta verso Sud. Mio padre diceva che non esistono problemi, ma soluzioni e le prime tre soluzioni ai problemi sono lavoro, lavoro, lavoro.

I calabresi sono stati sempre dei gran lavoratori, ma dopo gli anni Settanta, da quando l’assistenzialismo di Stato ha soffocato i progetti, da quando la burocrazia ha ucciso la creatività, è passato il principio per cui si può anche lavorare poco senza spendersi, rischiando poco o nulla e vivere bene ugualmente».

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