Gli stilisti napoletani pronti a invadere il centro di Milano

Le sartorie napoletane alla conquista di Milano. O meglio, di una delle vie del centro storico più amate dai milanesi doc, via Santa Maria alla Porta. Il «pioniere» è stato Marinella, che qualche anno fa ha aperto qui la sua prima boutique milanese di cravatte. L’anno scorso è stata la volta di un altro nome storico della tradizione napoletana, Tramontano, che produce borse e valigie dal 1865. Ora i proprietari delle due griffe stanno lavorando per portare qui altri nomi importanti della tradizione partenopea. E fra poco la via potrebbe diventare un piccolo distretto dell’eleganza e delle eccellenze napoletane. Eccellenze che da ieri fino a mercoledì sono riunite in una mostra a Palazzo Clerici: «Dalla tradizione lo sviluppo delle esclusività». La mostra si fa portavoce dell’omonimo progetto della Camera della Moda che punta tutto su innovazione e sperimentazione. Nove i nomi riuniti a Palazzo Clerici, tutti a dimostrare che tradizione e artigianalità possono andare di pari passo con innovazione e tecnologia.
Il primo ad arrivare, Davide De Blasio - proprietario di Tramontano da metà anni ’90 -, è l’unico ad aver rotto (ma solo sulla carta) la discendenza familiare di uno di questi marchi, tramandati tutti di padre in figlio o da zio a nipote. Si fa per dire perché in azienda lavorano le stesse mani che hanno creato per anni borse e valigie, e un archivio di 600 pezzi da riproporre. Ecco allora la borsa da viaggio con il microchip per ricostruirne la storia, «perché i nostri clienti ci mandano le loro 24 ore da riparare, non le cambiano mai anche per fattori affettivi o scaramantici». Ecco la borsa in canvas idrorepellente e antigraffio, come quella del set già ordinato da Ibrahimovic sulla linea di quelle tanto amate da Marcello Mastroianni ma anche da Woody Allen.
Marinella (che da vero signore napoletano è rimasto a Napoli) propone le cravatte anti-acqua e anti-macchia, quelle confezionate con fibra di latte e seta (per renderle più morbide) e quelle che sarebbero piaciute a Gandhi, fatte con «la seta della pace» (il tessuto è estratto da farfalle già adulte). Gianluca Isaia, vicepresidente del marchio creato dal nonno nel ’57, smentisce le voci di vendita di parte dell’azienda mentre ci mostra i nuovi abiti fatti con tessuto ad acqua idrorepellente: «Acqua cachemire» e «Acqua light». Il cappotto in cachemire stampato e la giacca da barca anti-acqua sono le novità che rendono più orgoglioso Luca Rubinacci, terza generazione di un marchio nato nel 1930 dall’estro del nonno, che «tutti chiamavano arbiter elegantiarum, perché a Napoli era richiestissimo per consigli di stile, tanto che a un certo punto ha deciso di riunire i migliori sarti e fondare l’azienda». Ciro Paone, nipote del fondatore di Kiton, mostra la giacca più leggera al mondo: in lana, portabile anche a 35 gradi. Barba lancia i pantaloni in fibra vegetale, mentre «.It» mette in mostra abiti in pelle lavabile a mano e jersey in lycra di granchio. Attolini porta la giacca di cotone-cachemire, mentre la novità più rivoluzionaria è quella di Borrelli: giacca e pantalone anticellulite, di un tessuto che sprigiona a poco a poco diverse creme naturali.


«Ogni azienda ha creato capi unici ed esclusivi per questo progetto pilota finanziato dal ministero dell’Istruzione e Ricerca scientifica e che rientra nel più ampio progetto T Camp (Tessile Abbigliamento Campania) in collaborazione con università e centri di ricerca», spiegano dalla Camera della Moda. Obiettivo: «Innovare le aziende campane rimanendo nella tradizione». Perché la tecnologia è importante, ma «andare dal sarto è sempre come andare dal barbiere».

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