«Still Life» dignitoso ma incasserà poco

Al Terzo mondo i premi per i film; all'Occidente i premi individuali, che nel caso di Alain Resnais (Piccole paure condivise), Jean-Marie Straub (Quei loro incontri) e Ben Affleck (Hollywoodland) i vincitori non hanno nemmeno ritirato di persona... Notte fonda per la Mostra, ormai di osservanza bertinottiana (è lecito), ma che fa incassare poco o pochissimo i film che premia (è suicida) e che ha perso il monopolio della grossa festivaleria in Italia, perché a ottobre nascerà la Festa di Roma, d'osservanza diessina (è lecito anche questo: peggio per gli altri, che s'infischiano del cinema).
Presieduta da Catherine Deneuve, la giuria veneziana ha prevedibilmente seguito la legge non scritta alla quale si attengono da anni quasi tutte le giurie, in linea meno con un'estetica che con un'ideologia, meno con una strategia di mercato che con una pratica di assistenza. Ma se la Mostra assiste i derelitti, chi assisterà una Mostra derelitta perché insegue l'utopia?
Infatti un regista giovane di Paese disagiato come Jianh Zhang-Ke (classe 1970), che racconti questo disagio, come ha fatto nell'Anima buona delle Tre Gole (titolo internazionale Still life, cioè «Natura morta»), ha qui molte più probabilità di vincere di chiunque altro. A contare, per giurie come queste, sono la storia personale e la storia nazionale ben più che i dialoghi, il ritmo, la fotografia, la colonna sonora (se c'è). Dettagli? Ma sono i dettagli che rendono spettacolo una rappresentazione, altrimenti banale fotocopia delle realtà. L'anima buona delle Tre Gole di Jia Zhang-Ke è opera dignitosa, girata in una Cina periferica e ancora depressa, con sommesso neorealismo; ma fra attori sconosciuti, regista noto solo ai una frazione delle cinefilia e trama (spaesamento e isolamento in una regione che un lago artificiale sta sommergendo) non proprio attraente per le masse, incasserà in Italia centomila euro (se va bene). E poi c'è da ridire sull'averlo presentato come «film-sorpresa», per metterlo più in evidenza.
A essere coerenti, sarebbe stato più logico dare il Leone d'oro a Siccità di Mahamat-Saleh Haroun (classe 1960), più originale, se non altro nello sfondo; e poi un regista ciadiano ha oggi più bisogno di «solidarietà» che uno cinese. Questa logica è illogica nel concorso; ha senso nelle Giornate degli autori, dove il premio De Laurentiis (andato a Khadak di Woodworth e Brosens, vincitori per due anni consecutivi) coi suoi 50mila euro farà loro di girare un altro film.
Quanto ad attori e registi del concorso che il pubblico ha, talora, sentito nominare, sono andati i premi individuali.

Nuovomondo Emanuele Crialese ha avuto solo un «Leone come rivelazione», superato per chi nel 2002 ha vinto la Sémaine de la critique a Cannes con Respiro. E se la Mirren ha avuto il giusto, Affleck deve avere creduto a uno scherzo per la sua coppa Volpi, visto che l'anno scorso era stato bollato peggior attore degli Usa!

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