"Stima ribassata, la casa valeva 1,5 milioni"

Il costruttore monegasco Luciano Garzelli spiega: "Un prezzo attribuito per convenienza dal fisco locale". Poi fa luce sui dubbi: "Stupisce che non siano stati fatti controlli antiriciclaggio"

Melina Molinari

Montecarlo - Luciano Garzelli, il più importante costruttore del Principato, a capo del Gruppo Engeco di Monaco, l’uomo che inizialmente trattò la ristrutturazione dell’appartamento monegasco abitato da Giancarlo Tulliani (parlò al telefono direttamente con Elisabetta, la compagna di Fini) irrompe nella diatriba sul valore dell’immobile dei misteri.

Ci può dare delucidazioni riguardo a quanto inviato dalle autorità di Monaco alla Procura di Roma circa la congruità del prezzo?
«Certamente, a proposito del valore dell’appartamento al numero 14 di Boulevard Princesse Charlotte, donato dalla contessa Colleoni ad Alleanza nazionale, bisogna fare alcune considerazioni: è chiaro che dieci anni prima (nel ’99) i prezzi di vendita degli appartamenti del Principato di Monaco erano sicuramente inferiori a oggi e in un’altra valuta, ovvero in franchi francesi. Calcolatrice alla mano, i 270mila euro corrispondevano all’epoca ad un prezzo di circa 30mila franchi francesi al metro quadrato. Non solo, ho verificato nei nostri archivi e posso affermare che il suddetto prezzo era sicuramente inferiore ai prezzi di mercato dell’epoca (il 1999) che si attestavano tra i 40mila e 50mila franchi francesi sul Principato, ma non in modo cosi evidente».

Ma le autorità monegasche, nella rogatoria con l’Italia, sostengono che nel ’99 il valore era congruo. Da qui la mancata obiezione da parte del fisco del Principato...
«È piuttosto un fattore di convenienza. Il fisco monegasco percepisce circa il 16 per cento di tasse sul valore delle donazioni per “enti morali” non residenti. Il fisco monegasco avrebbe potuto bloccare l’operazione facendo istanza al Tribunale di Monaco, ma questa procedura avrebbe richiesto molto tempo per ottenere, alla fine, un maggiore introito di circa 20mila euro aspettando però almeno due anni. Per questa ragione penso, il fisco monegasco si è accontentato di percepire il 16% di 270mila euro, circa 43mila euro al posto di 63mila dopo anni di procedura».

Torniamo alla vendita dell’appartamento da An alla società off-shore. Lei che è il massimo esperto in materia, che idea si è fatto delle carte inviate da Montecarlo a Roma?
«Al contrario di quel che ho letto stamattina sul valore dell’appartamento (che è quello stabilito nel 1999) il problema della stima reale - che è enorme - resta in piedi per la cessione dell’appartamento nel 2008. Sulla quale confermo senza indugi, anche sulla base di altre perizie fatte fare esternamente alla nostra società, che il prezzo corretto per l’appartamento doveva essere intorno al milione e mezzo di euro. Dirò di più. Questa errata valutazione dell’appartamento sta pregiudicando il nostro mercato immobiliare perché i clienti non capisco la differenza dei prezzi proposti in loco dai professionisti delle agenzie e dai costruttori del Principato di Monaco che vanno da 25mila a 50mila euro al metro quadrato, contro i 5mila euro, e ribadisco 5mila euro, praticati da An a Printemps. E poi...».

Poi?
«C’è da capire per quale motivo l’appartamento sia stato venduto ad una società di un paradiso fiscale senza aver fatto un approfondito controllo antiriciclaggio sulla provenienza dei fondi.

Tutto questo, credetemi, disturba e dà un’immagine negativa sia per il Principato, sia per la comunità italiana che vi risiede e lavora veramente, senza dimenticare che imprese come la nostra danno impiego a moltissimi transfrontalieri italiani, circa 15mila».

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