Firenze a Pasqua presa dassalto come al solito dai turisti, non rinuncia ai suoi piatti tipici. Insomma, non si mette a parlare straniero. «Casomai - spiega Duccio Magni dal suo osservatorio privilegiato il ristorante Frescobaldi wine bar a due passi da piazza della Signoria - sono gli stranieri a conoscere sempre più i nostri piatti e i nostri vini». Così qui domani in tavola non si tradirà la tradizione. Ci sarà lo stinco di agnello alletrusca arrostito al forno. E per contro anche qui non mancheranno i carciofi. Quelli che in Toscana di questi tempi sono una prelibatezza, i cosiddetti «morellini» piccoli e saporiti.
Il capretto saltato con i «baccelli» (tradotto, leggi fave) e pecorino grattugiato: il tutto diventerà un sughetto, non tanto leggero a dire il vero, per dei giganteschi paccheri. Chi cerca qualcosa di più digeribile, ecco gli «gnudi» ovvero il ripieno dei ravioli senza pasta. Ricotta e spinaci a pallette bolliti e conditi con burro e formaggio. Allombra di Palazzo Vecchio confermano. Questa Pasqua non ci si può lamentare. La gente non manca. Le prenotazioni neppure. Dice il signor Duccio che a Firenze serve da mangiare da diversi anni, che la ripresa cè e si vede. Degli italiani, ma qui anche degli stranieri «che a Firenze sono imprescindibili». Certo ci capitano quelli «acculturati» che sanno di opere darte ma anche di cibi e di vini di qualità.
Dopo lo stinco dagnello con carciofi la colomba «briaca» per dessert
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