Stipendi ai minimi storici: mai così in basso dal 1999

La busta paga è ferma al 1999. Basterebbe questo dato per riassumere il senso dell’ultima rilevazione Istat, che delinea il quadro di un Paese bloccato dalla crisi. E che ha smesso di sperare nel futuro: la fiducia dei consumatori è ai minimi dal 1996, e non si può andare più indietro solo perchè quella è la data d’inizio delle serie storiche confrontabili.
Il rapporto entra poi nel dettaglio: nel 2011, dunque, le retribuzioni sono cresciute dell’1,8% su base annua, mai così poco da 12 anni a questa parte. In particolare, a dicembre l’indice registra una variazione nulla rispetto a novembre e un aumento dell’1,4% rispetto a dicembre 2010. E le previsioni per l’anno in corso sono tutt’altro che incoraggianti: l’indice delle retribuzioni contrattuali per l’intera economia, proiettato per tutto l’anno sulla base delle disposizioni definite dai contratti in vigore alla fine di dicembre, registrerebbe nel 2012 un incremento ancora inferiore, solo l’1,4%.
Conseguenza inevitabile, la forbice tra salari e prezzi si allarga sempre più: a dicembre il differenziale su base annua tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,8%) e il livello d’inflazione (+2,8%) ha toccato una differenza pari a 1,9 punti percentuali, il divario più alto dall’agosto del 1995.
Non per tutti, comunque: aumenti di stipendio significativamente superiori alla media - intorno al 3% - infatti, si osservano per militari-difesa, forze dell’ordine, lavoratori della gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi. Per tutti i comparti della pubblica amministrazione, a eccezione dei vigili del fuoco, come pure per quello del credito e assicurazione si registrano, invece, variazioni nulle.
Raddoppia, in compenso, il tempo di attesa per il rinnovo contrattuale dei lavoratori italiani, che passa da uno a due anni. Una questione che riguarda 4,1 milioni di dipendenti - il 31,4% del totale -, di cui circa 3 milioni appartenenti alla pubblica amministrazione: a dicembre 2011 risultano infatti in attesa di rinnovo 30 accordi contrattuali, di cui 16 del pubblico impiego.
Non occorre chiedersi, dunque, perchè la fiducia dei consumatori a gennaio resta a quota 91,6, il valore più basso dal 1996. Anzi, cambia in peggio l’indice relativo alla componente economica, passando da 77,1 a 75,3.

A preoccupare gli italiani sono soprattutto le aspettative sull’andamento generale dell’economia del Paese (il saldo cala da -56 a -67) e quelle che riguardano la disoccupazione: da 87 a 97 il saldo delle risposte. A livello territoriale, il clima di fiducia dei consumatori migliora nel Nord-ovest e nel Mezzogiorno, mentre peggiora al Centro e nel Nord-est.

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