Stipendio basso, nessuno vuol fare il sottosegretario

RomaNessun conferma, neanche sotto tortura. Ma è quasi certo che ieri sera Mario Monti abbia convocato i tre moschettieri della “sua” maggioranza - Alfano, Bersani e Cesa - per mettere finalmente un punto al tormentone dei sottosegretari. L’obiettivo è di chiudere il pacchetto di nomine dei sottosegretari entro domani. Un incontro meno clamoroso ma altrettanto utile per la partita c’è era già stato nel pomeriggio a Palazzo Chigi. Gianni Letta - che ha in mano il dossier viceministri per conto del Cavaliere - è infatti tornato nelle stanze che operosamente occupava fino a qualche giorno fa, e si è incontrato con il suo successore Antonio Catricalà, delegato dal premier a seguire la pratica. Passi avanti si sono fatti, si spiega, ma il puzzle definitivo ancora non è stato composto.
I sottosegretari e viceministri dovrebbero essere una trentina, così distribuiti: dieci a testa indicati da Pd e Pdl, cinque dal terzo Polo (ulteriormente suddivisi in due Udc, due Fli e un Api) e otto «tecnici» puri, scelti da Monti e dai ministri in base alle competenze. Antonio Di Pietro si tira fieramente fuori dal gioco: «Non parteciperemo a tavoli per la spartizione dei sottosegretari. Li valuteremo sulla scorta delle loro storie personali e professionali», annuncia. Si spera che il leader Idv stavolta valuti un po’ più lucidamente di quanto fece all’epoca della composizione delle sue liste elettorali, vista la fine che hanno fatto vari suoi parlamentari.
Trovare aspiranti entusiasti di entrare nel sottogoverno, almeno tra i non politici di mestiere che già hanno una carriera, non è però così facile: «Se lasciassi il mio posto per fare il sottosegretario ci andrei a perdere troppo», si è sentito varie volte rispondere chi ha sondato i potenziali candidati. Un sottosegretario percepisce un’indennità di 10.697,13 euro lordi al mese per dodici mensilità, più uno stipendio di 3.112,00 euro lordi al mese per tredici mensilità, per un totale annuo di 168.821,56. Al netto, si tratta di circa 7mila euro mensili.
Un giovane ex alto dirigente dello Stato, cui era stato offerto un posto chiave al ministero del Lavoro o alla Funzione pubblica ha cortesemente rifiutato: «Guadagno molto di più nel privato». Un «no grazie» è arrivato pure da Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate.

Sembra invece felicemente orientato ad accettare la poltrona dei Beni Culturali, al fianco del pio Lorenzo Ornaghi, il giovane rampante Marco Simeon, oggi responsabile delle relazioni istituzionali Rai ma - soprattutto - amatissimo e fedele pupillo del cardinal Bertone. E così sia.

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