Karlheinz Stockhausen fece un sogno: «Vedevo un quartetto darchi in quattro elicotteri volare nellaria suonando. Allo stesso tempo vedevo persone sedute in una sala ascoltare e vedere tutto ciò attraverso quattro torri audio-video, altre persone fuori in piazza, sempre a vedere e ascoltare questi suoni. Per la maggior parte del tempo il quartetto suonava tremoli così ben amalgamati con il timbro e il ritmo delle eliche e dei motori degli elicotteri che tutti insieme mi apparivano come un grande cosmico strumento musicale. Al mio risveglio ho avvertito che qualcuno dal cosmo mi volesse comunicare qualche cosa che mai da solo avrei pensato». Nacque così l«Helikopter Quartet», dedicato a tutti gli astronauti». Ieri, per la prima volta in Italia, uno dei quattro elicotteri dell«Helikopter Quartet» di Stockhausen, ciascuno con un componente del Quartetto Arditti a bordo - imbracato, microfonato, cuffie superprotettive alle orecchie per attutire il casino delle pale dellelicottero - sè levato in volo, dai terrapieni dellAuditorium, unendosi agli altri tre che lo attendevano in aria; hanno volteggiato in cielo per 21 minuti e mezzo. Fra i piloti anche il ciclista Bugno. Il pubblico situato in Sala Sinopoli, su un lungo schermo ha seguito le immagini dei quattro esecutori, proiettate sullo sfondo degli elicotteri che volteggiavano nel cielo grigio di Roma; mentre le torri audio rimandavano i suoni (ronzii) degli strumenti misti ai rumori (rombi) delle pale degli elicotteri. Unopera che si potrebbe definire futurista, centanni dopo la grande rivoluzione tutta italiana, per lesaltazione del rumore contro la centralità del suono e per la redenzione delle macchine.
Il brano, commissionato agli inizi degli anni Novanta dal Festival di Salisburgo, saltò per le forti proteste degli ambientalisti e gli spropositati costi dellesibizione ritenuta inutile. Ha visto la luce solo alcuni anni dopo allHolland Festival; poi è confluito nella terza giornata, «Mittwoch», del grandioso ciclo settimanale «Licht», che Lissner vorrebbe rappresentare a Milano, in occasione dellExpo 2015.
Il lavoro di Stockhausen, con il suo inutile pachidermico gigantismo, più suggestivo nella veste narrativa di quanto non sia la sua pratica realizzazione, è stato scelto contando sulla sua innegabile efficacia come mezzo pubblicitario della rassegna «Contemporanea», alla terza edizione.
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