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«Stoner? Ha due gambe, due braccia e la stessa moto»

da Madonna di Campiglio

I trionfi del 2007 sono ormai metabolizzati, ma fa comunque un certo effetto vedere la Ducati per la prima volta con il numero uno sulla carenatura. A Madonna di Campiglio, per la presentazione della nuova GP8, il campione del mondo Casey Stoner ci mette del suo per rendere il momento ancora più carico di significato: «Per la prima volta nella mia carriera corro con la stessa moto e la stessa squadra dell’anno precedente, quindi si può ancora migliorare. La vittoria del titolo mi ha tolto un peso, sento addosso meno pressione e credo molto di più nelle mie possibilità».
È tranquillo il ragazzino, 21 anni compiuti ad ottobre, e niente e nessuno sembra spaventarlo. Nemmeno Marco Melandri, il suo nuovo compagno di squadra, il pilota scelto dalla Ducati per sostituire Loris Capirossi. Al contrario di Casey, l’approccio di Marco è inevitabilmente prudente. «Vedere Stoner andare così veloce rappresenta sicuramente uno stimolo: in fondo è uno che ha due braccia e due gambe come me, quindi posso farcela anch’io. È chiaro che non sarà facile, perché Casey è in grande forma. In Ducati non c’è mai stata differenza tra i piloti, ma è abbastanza normale che quest'anno ci sarà, che Stoner sarà il numero uno. Ma io sono tranquillo e motivato».
Vuole dire che si sente il numero due all’interno della squadra?
«Sono nuovo e sarebbe stupido arrivare in un team dove c’è il campione del mondo pensando di essere il punto di riferimento. Ma la verità è che in Ducati non ci sono gerarchie e per me adesso è importante solamente cercare di adattare la moto alla mia guida, differente sia da quella di Stoner sia da quella di Capirossi».
Cosa l’ha messa in difficoltà nei primi test di fine 2007 a Valencia e a Jerez?
«Non sono un ingegnere per dire cosa va modificato sulla GP8, ma in Ducati stanno lavorando tanto per rendere più guidabile il motore, un passo importante per migliorare anche la ciclistica. Questa moto è totalmente differente rispetto alla Honda che ho guidato nel 2007 e nei primi test ho lavorato con un solo obiettivo: essere pronto per la prima gara a marzo. È chiaro che avrei voluto essere più veloce, ma è più importante seguire un metodo in funzione del campionato».
Può fare un bilancio dei suoi cinque anni in MotoGP?
«È difficile. Sono approdato in Yamaha nel 2003 in un anno di transizione, mentre nel 2004, con l’arrivo di Valentino Rossi, la moto era migliorata molto, specie quella di Valentino... Nel 2005 con la Honda ho fatto secondo nel mondiale e vinto dei GP e in quell’anno sono tornato a divertirmi. Nel 2006 e nel 2007 ho avuto più difficoltà del previsto, ma adesso è arrivato il momento più importante e speciale della mia carriera. Da appassionato ho sempre sognato di correre per la Ducati e adesso è emozionante essere in questa squadra».
Con quali obiettivi?
«Difficile dirlo adesso.

L’importante è tornare a divertirsi; i risultati, poi, arriveranno di conseguenza».

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