«Stop ai decreti commissariali in sanità prima del voto»

«Penso che le vicende di natura tecnico-contabile siano distinte e distanti da quelle politiche, ma credo che le elezioni alle porte consiglino una fase di sospensione dei decreti della gestione commissariale nella sanità del Lazio». È il grido d’allarme del senatore Cesare Cursi sulle conseguenze che potrebbe provocare una nuova serie di decreti taglia-spese a opera del commissario di governo Guzzanti.
Ma il deficit richiede una terapia d’urto.
«Sì, ma diversi sono i modi di procedere. La politica della sinistra fatta di tagli, ticket e tetti di spesa si è dimostrata inefficace, non ha prodotto il minimo risparmio in questi 5 anni, trascinando la qualità dell’assistenza laziale al 14° posto nazionale. Non mi sembra una ricetta da replicare».
La gestione commissariale dimostra però di adempiere a un preciso mandato previsto dalla legge.
«Capiamoci. La normativa sui Piani di rientro voluta dal governo Prodi, personalmente condivisa, va al di là del colore politico al governo di questa o quella regione, ma cosa diversa è pensare che a 20 giorni da una consultazione elettorale, che probabilmente ridefinirà in maniera radicale le strategie socio-assistenziali di un determinato territorio, si possa governare la sanità a colpi di decreti commissariali. Mi sembra che una pausa di riflessione sia obbligatoria».
Non c’è il rischio di abbassare della guardia sul fronte della spesa?
«Il Lazio spende ogni anno circa 11 miliardi di euro per la salute e ne incassa appena 9. Il disavanzo è ormai cronicizzato a circa 2 miliardi l’anno e ha origine lontane. Un mese di riflessione non cambia i contenuti di una sanità che va ripensata nel modello organizzativo primario e non combattuta a colpi di tagli».
Quando ci sarà la prossima verifica interministeriale?
«Il 15 aprile. Sarà l’occasione per presentare al governo non un elenco di decreti - che rischiano di ottenere scarsi risultati - ma una serie di argomentazioni tali da rinegoziare i contenuti del futuro piano sanitario regionale e quindi del relativo Piano di rientro».
Lei che proporrebbe al tavolo di verifica?
«Il recente Piano sanitario predisposto dal commissario Guzzanti per il periodo 2010-2012 parte dal dato della popolazione residente riferita al 1° gennaio 2009. Se consideriamo l’incremento Istat regionale pari a circa 108.000 nuovi residenti l’anno, è facile immaginare che nel periodo indicato ci sia una sottostima della popolazione di circa 300.000 unità. Bisognerà tenerne conto. Questo si traduce nella necessità di minori tagli per almeno 1.000 posti letto».
Insomma, i tagli non andrebbero fatti?
«“Non tagli ma evitare gli sprechi in sanità” non è solo lo slogan elettorale della Polverini. È la ferma convinzione di noi tutti sul fatto che le risorse a disposizione siano sufficienti ma che - nello stesso tempo - vengano utilizzate in modo improprio.

Rigida azione di controllo, riduzione delle Asl, centralizzazione dei centri decisionali, inappropriatezza delle prestazioni sono solo alcune delle variabili su cui andremo a incidere in maniera netta al fine di ristabilire il corretto equilibrio costi-ricavi».

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