Stop alle 700 tasse che strozzano le aziende

Parte il tavolo tecnico tra Agenzia delle entrate, Rete imprese Italia e Confindustria per sfrondare gli adempimenti in eccesso. Siciliotti (Confindustria): "Basta con le duplicazioni burocratiche che pesano sui contribuenti"

Stop alle 700 tasse che strozzano le aziende

Un fisco più semplice è una missione possibile. Ma per arrivarci è necessario sfrondare radicalmente la giungla delle scadenze: 700 in un anno, 60 al mese, con una frequenza di quasi tre pratiche al giorno. Più che una pressione, un’oppressione fiscale, lamentano le aziende, considerando anche lo spreco di tempo e personale - per le Pmi un costo di 2,7 miliardi l’anno -impegnato a tenere dietro a questa valanga burocratica.

Per dare un’idea, la Confesercenti, che sul tema ha svolto uno studio approfondito, ha impiegato ben 16 pagine solo per l’elenco delle scadenze di natura fiscale: nessun mese è esente, ma il picco massimo si raggiunge in luglio, con 74 adempimenti per imprese e contribuenti, di cui 45 concentrati in un unico giorno, il 16.
Una contraddizione evidente con lo spirito della riforma voluta dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, cioè un sistema progressivo, competitivo, semplice e con aliquote più basse, al quale stanno già lavorando i gruppi formati da esperti, tecnici -commercialisti in primis - e parti sociali: i primi risultati sono attesi a fine mese. Intanto, l’Agenzia delle Entrate ha aperto un tavolo tecnico con Rete Imprese Italia (che associa Casartigiani, Cna, Confartgianato, Confesercenti, Confcommercio) e Confindustria, con il compito di snellire proprio gli adempimenti che pesano sulle aziende. Il che, oltretutto, consentirebbe di liberare risorse da destinare a investimenti, innovazione e produttività. Un tema che da tempo è un cavallo di battaglia dei commercialisti: «E con buone ragioni - afferma Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili -. Siamo i tecnici, gli studiosi e gli operatori in materia fiscale, quindi prevediamo i problemi che possono verificarsi ancor prima che siano avvertiti dai contribuenti. Perciò, l’insostenibilità degli adempimenti a raffica noi l’avevamo denunciata già da gennaio, quando invece l’Agenzia delle Entrate sosteneva che sulla semplificazione era già stato fatto molto: e ci fa piacere che ora questo problema venga sottolineato dalle imprese, perché quello che conta sono i risultati».

Il tema è centrale nell’architettura della riforma fiscale che si sta delineando nei tavoli a cui anche i commercialisti prendono parte: «Un esempio per tutti - ricorda Siciliotti - : l’obbligo, che scatterà dal primo maggio, per tutti i cittadini di identificarsi con il codice fiscale in caso di acquisto superiore ai 3.600 euro, quindi l’equivalente di un buon armadio o di un bel viaggio.

Certo, è funzionale allo spesometro; ma perché quest’obbligo, che poi attiva a cascata una serie di adempimenti su commercianti e imprenditori, non può essere evitato se si paga con moneta tracciabile, come assegni, bonifici o carta di credito? L’Agenzia delle Entrate a gennaio era poco propensa, ma ora ci sta ripensando: e se questo sarà uno dei risultati del tavolo delle imprese, ben venga».

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