Stop alle moschee di quartiere E la sinistra scarica Tettamanzi

Stop alle moschee di quartiere E la sinistra scarica Tettamanzi

Il «discorso di Sant’Ambrogio» non convince. Nessuno. I politici milanesi erano in prima fila venerdì sera nella basilica, quando il cardinale Dionigi Tettamanzi ha scandito il suo messaggio: soddisfare il «bisogno di nuovi luoghi di preghiera in tutti i quartieri della città». «Un bisogno ancora più urgente- ha aggiunto - per le religioni diverse da quella cristiana, in particolare l’Islam».
Eppure Milano non sembra intenzionata ad accogliere l’auspicio. Il giorno dopo, dal fronte del centrodestra prevalgono le perplessità, nel centrosinistra una silenziosa freddezza.
Il milanese Ignazio La Russa, coordinatore di An, rilancia la proposta del partito, già avanzata dal vicesindaco Riccardo de Corato: il referendum consultivo: «Sono per la libertà di culto in modo totale - ha detto il ministro della Difesa, a Milano per l’inaugurazione del tram natalizio - ma questo non vuol dire che nuove moschee possano sorgere in un luogo che non sia quello giusto. La mia opinione personale è che si faccia un referendum consultivo con la popolazione del territorio dove si immagina di costruire una nuova moschea». «Non faccio polemiche, specie sotto Natale, con i rappresentanti della Chiesa - ha aggiunto La Russa - la Chiesa ha un compito diverso da quello delle autorità civili, perché ha prima di tutto il dovere della carità».
E la paternità dell’idea-referendum è contesa: ieri è stata rivendicata da Matteo Salvini, capogruppo leghista a Palazzo Marino. «Il referendum? Qualcuno ne parla solo oggi - dice Salvini - noi lo abbiamo proposto per legge e lo faremo».
L’arcivescovo ha indirizzato il suo «discorso alla città» a una Milano ancora scossa per l’arresto, martedì, di due aspiranti terroristi, che farneticavano di attacchi contro centri commerciali, caserme, e perfino contro il Duomo. E la Lega, che aveva reagito agli arresti proponendo una moratoria sulle nuove moschee, non cede di un millimetro. «Spiace - ha commentato il ministro Roberto Calderoli - vedere che il cardinale si pone come uno degli ultimi baluardi del cattocomunismo».
Il sindaco Letizia Moratti, a caldo, ha dato del «discorso alla città» un’interpretazione puramente spirituale, depurata da ogni riferimento alla vicenda della moschea cittadina, che Milano discute dalla giorno della «chiusura» (parziale) del centro islamico di viale Jenner, da settembre «provvisoriamente» ospitato al Palasharp.
Dal presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, è arrivato il suggerimento più provocatorio, contenuto in una lettera all’arcivescovo: «Potrebbe concedere il Duomo per alcuni giorni a settimana perché si celebrino i riti islamici», e «far recitare le preghiere rituali dal muezzin, con un idoneo impianto di diffusione, da uno dei pinnacoli del Duomo».
Da sinistra neanche una dichiarazione.

Le uniche parole a sostegno del cardinale sono quelle di un cattolico «di frontiera» come don Virginio Colmegna, che guida la Casa della carità: «È stata estrapolata qualche paroletta. Non c’è più nemmeno la capacità di ascoltare. Quel discorso ha un respiro più ampio di certe beghe così ristrette».

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