Stop Antitrust alla fusione Unipol-Fonsai

L’Antitrust ha bloccato il progetto Unipol-Fonsai. L’Authority presieduta da Giovanni Pitruzzella ieri ha deliberato «l’immediata sospensione dell’operazione e, in particolare della fase di fusione nonché di ogni attività e/o delibera prodromiche e funzionali alla stessa». Tutto ciò significa un fermo anche agli aumenti di capitale di Unipol, Premafin e Fondiaria-Sai e della determinazione dei concambi per il merger a quattro che include anche Milano.
L’avvio dell’istruttoria da parte dell’Antitrust - che avrà un tempo massimo di 45 giorni (a cui potrebbero aggiungersi i 30 concessi all’Isvap per formulare le proprie valutazioni) - è legata ai «potenziali effetti restrittivi» sul mercato dell’Rc auto determinati dalla nascita della «grande Unipol». L’indagine (condotta d’ufficio, ma che ha tenuto conto dell’esposto di Sator e Palladio del 5 aprile), tuttavia, si estende non solo ai quattro soggetti interessati, ma comprende anche il «regista», Mediobanca e la sua principale partecipata, le Generali. «I legami (finanziari, azionari e personali) tra Mediobanca e Unipol/Premafin da un lato - si legge nella delibera - e tra Mediobanca e Generali dall’altro lato rendono necessario valutare gli effetti della concentrazione anche in termini di rischio di disincentivo a competere» da parte del Leone di Trieste.
La disamina del Garante della concorrenza, infatti, si concentra sul ruolo di «pivot» di Piazzetta Cuccia. Che in quanto promotore dei consorzi di garanzia degli aumenti di Unipol e Fonsai da 1,1 miliardi potrebbe detenere una quota compresa tra l’1 e il 5% della compagnia delle coop e un 5% del gruppo assicurativo finora dei Ligresti (ieri Jonella ha ceduto la presidenza a Cosimo Rucellai diventando vicepresidente) in caso nessun socio sottoscrivesse. Mediobanca, inoltre, è esposta per circa 1,1 miliardi verso Fonsai e per 400 milioni verso Unipol che a sua volta ne detiene meno dell’1%.
Tenuto conto che l’istituto presieduto da Pagliaro è l’azionista di controllo con il 13,4% di Generali (partecipata da Fonsai con l’1,1%) e che Premafin è pattista di Piazzetta Cuccia col 4%, la concentrazione potrebbe «influenzare» il rapporto tra Mediobanca e le società coinvolte. Tanto più che tra i suoi azionisti la merchant bank annovera Unicredit, creditore e socio di Fonsai.
La ragnatela di intrecci rappresenta per l’Autorità un «disincentivo a competere» giacché l’entità post-fusione sarà leader dell’Rc auto (ma anche in molte altre branche Danni come le polizze infortuni) con una quota del 37% in un mercato dove la seconda posizione spetta a Generali. Di qui la «necessità di una specifica valutazione nel contesto concorrenziale» alla luce del fatto che in 78 province italiane su 110 il nuovo gruppo avrà quote superiori al 30% con una capacità di raccolta «difficilmente eguagliabile con quasi 7.500 agenti». Di qui lo stop all’operazione al fine di evitare che i successivi passaggi - a partire dai concambi - possano determinare effetti irreversibili in caso di ok condizionato (ad es.: con la cessione di controllate Fonsai o con l’obbligo di dismissione di quote).
Nessuno degli interessati ha replicato anche se il ricorso al Tar sembra poco percorribile. Solo Unipol ha ricordato che «il contratto firmato era subordinato all’ok dell’Antitrust».

Certo, la relazione di bilancio di Premafin afferma che «la continuità aziendale è subordinata all’accordo con Unipol» (e la Procura di Milano ha già chiesto il fallimento delle controllanti Imco e Sinergia). Senza l’aumento da 1,1 miliardi su Fonsai - con un solvency ratio a fine 2011 sotto il 90% - potrebbe aleggiare lo spettro del commissariamento.

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