Stop alla base Usa, la sinistra "no war" in piazza contro Prodi: sit-in alla Camera

Nuova protesta contro l'allargamento della base americana di Vicenza. In piazza anche i senatori di Rifondazione, Verdi e Pdci. Scontro nella maggioranza, il ministro Ferrero: no al rifinanziamento della missione in Afghanistan

Stop alla base Usa, la sinistra "no war" 
in piazza contro Prodi: sit-in alla Camera

Roma - Manifestazione di protesta davanti a Montecitorio per l'ampliamento della base americana di Vicenza. Uno striscione recita: "Governo Prodi, vergogna. Via le basi Usa e Nato dall'Italia". I manifestanti, poche centinaia, espongono una bandiera di Rifondazione comunista e 4 dei Cobas. Marco Rizzo, dei Comunisti italiani, ha aderito alla protesta e arrivando in piazza Montecitorio ha spiegato che "purtroppo il governo italiano ha deciso di concedere agli americani l'ampliamento della base. Si tratta di una scelta che deve essere riconsiderata, per questo chiediamo al governo italiano di ripensare anche la missione in Afghanistan". Il parlamentare del Pdci ha insistito sul fatto che la decisione del governo "è un caso politico" e che per il momento non si parla di crisi di governo perché c'è un mese di tempo per riconsiderare la missione in Afghanistan". Una tegola in testa a Prodi arriva da Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale ed esponente del Prc. Ha preannunciato che non voterà il decreto sul rifinanziamento dell'Afghanistan se sarà identico a quello varato sei mesi fa.
Il sit-in delle associazioni e sindacati "No War" sotto lo slogan "No alla base militare USA a Vicenza", ha registrato l'adesione dei senatori del gruppo di Prc e quelli del gruppo Pdci-Verdi. Intanto il tema, come informa il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Enrico Letta, "non è stato toccato in Consiglio dei ministri". Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, sottolinea che il decreto che rifinanziala missione italiana in Afghanistan "non può essere messo in connessione" con la questione dell'ampliamento della base Usa di Vicenza.
Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi preferisce non commentare il caos che imperversa a sinistra: "Io sto fuori dal chiacchiericcio della politica come un vero uomo del fare": lo dice ai cronisti che lo attendono davanti Palazzo Grazioli e tentano di rivolgergli alcune domande sulla situazione politica. Il suo portavoce, Paolo Bonaiuti, parla di "problema tutto interno alla coalizione. Anche se per ipotesi dovessimo dare i nostri voti al rifinanziamento della missione in Afghanistan, si tratterebbe di un consenso che la sinistra radicale non potrà mai accettare". L'ex ministro della Difesa Antonio Martino vede un premier in enorme difficoltà: "Che Prodi sia ostaggio della sinistra radicale è un fatto plausibile e fondato: in questa situazione ha deciso malgrado l'opposizione delle ali più estreme, ma non so se terrà fede alla decisione presa".
Intanto alla base di Vicenza il 25 e 26 gennaio farà una visita conoscitiva la Commissione Difesa del Senato. Il presidente della Commissione, Sergio De Gregorio, dichiara di essere "personalmente convinto che il Governo Prodi aveva il dovere di ribadire la propria adesione".

Ma ancora da sinistra prosegue il pressinge sul governo: i Verdi inistono per far svolgere a Vicenza il referendum. A margine del Consiglio dei ministri di stamane, durante il quale l'argomento non è stato toccato, a quanto si apprende il presidente dei Verdi e ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio avrebbe chiesto al ministro Amato se era possibile verificare la fattibilità del referendum, su cui finora il comune di Vicenza non ha dato parere positivo. Il ministro dell'Interno avrebbe dichiarato la sua disponibilità a verificare la situazione, senza però entrare assolutamente nel merito.

Anche fra i Ds c'è chi non molla: «non è un problema di politica estera. È una questione delicata perché si vuole trasformare un grande insiediamento militare in uno gigantesco, all'interno di una piccola citta». Sono questi i motivi che spingono il ministro dell'Università ed esponente della Sinistra Ds, Fabio Mussi, a chiedere un supplemento di riflessione, «tutte le forze del centrosinistra della città sono contro il raddoppio della base.

Quindi una qualche riflessione in più andrà fatta». Eppure il governo ha ribadito che il caso è chiuso... «Vediamo, vediamo - replica Mussi - certo bisognerà decidere ma il metodo del dialogo e dell'ascolto è sempre il più produttivo». 

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