Stop di Berlusconi: non più di 12 ministri

La composizione della squadra procede: in rialzo Rotondi, spunta il nome di Fitto. A Micciché le deleghe per il Sud. Da definire il ruolo della Lega nell'esecutivo: oggi vertice ad Arcore con Bossi

Stop di Berlusconi: non più di 12 ministri

Roma - Lavori in corso. La macchina delle consultazioni interne al Pdl non si ferma neppure nel giorno della Liberazione. Silvio Berlusconi, infatti, riunisce a Palazzo Grazioli la tolda di comando di Forza Italia e fa il punto della situazione. All’ordine del giorno la composizione della squadra di governo. Un lavoro che, spiegherà più tardi Berlusconi «procede bene» ma non è ancora ultimato. Parole più prudenti di quelle usate da Gianfranco Miccichè, che annuncia: «Sostanzialmente la squadra è fatta». Con una postilla: «Mi pare che ci sia un equilibrio fra Nord e Sud mentre prima c’erano più ministri del Lombardo-Veneto». E un annuncio: «Io sarò sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Mezzogiorno e al Cipe».

La verità è che, pur essendo stato completato il grosso del lavoro, sussistono una serie di variabili che potranno essere chiarite soltanto dopo l’incontro odierno del premier in pectore con Umberto Bossi ad Arcore e dopo il ballottaggio romano in cui è coinvolto un possibile ministro come Gianni Alemanno. Un punto, però, è risultato chiaro: nel corso della riunione Berlusconi ha puntualizzato che non ci saranno spacchettamenti e non si procederà ad alcuna moltiplicazione dei ministeri ma si resterà ancorati al numero di dodici ministeri con portafoglio previsto dalla riforma Bassanini. L’altro punto cardine della riunione ha riguardato la rivendicazione di un vicepremier da parte della Lega. Una richiesta motivata dal Carroccio come conseguenza inevitabile dell’accordo elettorale e come contrappeso a un vicepremier del Pdl.

Sullo sfondo continuano a muoversi le pedine dei candidati sullo scacchiere governativo, con nuovi possibili ministri che entrano nel totonomine. Le ultime voci riguardano l’approdo di Raffaele Fitto agli Affari regionali, quello molto probabile di Claudio Scajola allo Sviluppo economico e l’assegnazione di un dicastero ad Angelino Alfano (presumibilmente come viceministro alla Funzione pubblica, accorpata con lo Sviluppo tecnologico). Secondo questo schema è quindi confermato il Viminale al Carroccio, Elio Vito al ministero della Giustizia e il dicastero dei Beni culturali per Sandro Bondi. Franco Frattini andrà agli Esteri, Paolo Bonaiuti probabilmente ai Rapporti con il Parlamento e ci sarà un posto nella squadra anche per Stefania Prestigiacomo e Adriana Poli Bortone. Quest’ultima viene data in corsa, insieme a Mariastella Gelmini per la Pubblica istruzione mentre a Gianfranco Rotondi (che la Dc per le Autonomie ha ieri candidato per l’incarico di capogruppo alla Camera) dovrebbe andare il ministero per l’Attuazione del programma.

Nella riunione a Via del Plebiscito con Berlusconi si è lavorato anche sulle presidenze delle Commissioni parlamentari e su questo fronte sta avanzando con forza il nome di Gaetano Quagliariello per gli Affari costituzionali. Certe e sigillate appaiono invece le presidenze dei gruppi, con Maurizio Gasparri al Senato e Fabrizio Cicchitto alla Camera.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica