Stop al calcio anche sull’etere: va in onda la rabbia dei tifosi veri

Nelle trasmissioni radio romane ognuno ha la sua ricetta Giannini: «Campioni nelle scuole»

Stop al calcio anche sull’etere: va in onda la rabbia dei tifosi veri

Resta l’amaro in bocca dopo i fatti di Catania, all’indomani del secondo morto ammazzato nell’arco di una settimana in un pianeta calcio ormai allo sbando. Perché il dolore delle famiglie Licursi e Raciti non verrà attenuato certo dallo stop a tempo indeterminato del football decretato dal Commissario della Federcalcio Luca Pancalli, e soprattutto perché esiste da anni la constatazione di un’impotenza generale di fronte alla violenza. Ognuno oggi trova i «suoi» colpevoli (chi accusa le radio e le tv private, imputate di accendere i primi focolai di aggressività; chi i dirigenti-baroni; chi gli under 20, chi le famiglie di questi, chi gli arbitri), e ognuno ha la sua ricetta.
Anche a Roma ieri non si parlava d’altro. L’emittenza locale ha dedicato tutte le trasmissioni al «day after» etneo e sono andati in onda processi e trasmissioni «a microfoni aperti», con i tifosi pronti a rilasciare il proprio pensiero in diretta. Buoni propositi e poco più, ma almeno segno che non tutto il mondo del pallone si rispecchia con chi porta allo stadio una bomba carta o ammazza un dirigente a calci e pugni. Forse il migliore degli input l’ha pensato Giuseppe Giannini nel salotto di Teleroma 56, nel corso della trasmissione «Il processo dei tifosi», in onda tutti i venerdì sera e condotta da Max Leggeri e Federica Afflitto. L’indimenticato «Principe», in maniera genuina, ha lanciato una proposta: «Apriamo le porte delle scuole ai calciatori». L’ex capitano della Roma, esprimendo un’opinione ha voluto sottolineare il bisogno di creare una cultura sportiva nella mente dei bambini. Iniziativa nobile, cui servirebbe l’aiuto dei campioni, il cui apporto diventerebbe determinante nella crescita dei tifosi di domani. Lui e Totti, Giacomo Losi e Paolo Di Canio, Tommaso Rocchi e Beppe Materazzi, campioni di ieri, allenatori e divi del momento: loro sì che potrebbero lasciare un’impronta. Con un obbligo, però: quello di non pubblicizzare la presenza del campione di turno nel contesto scolastico. Ve l’immaginate i cronisti al seguito e i genitori col telefonino per la «foto storica»? L’idea è piaciuta un po’ a tutti i presenti, mentre l’unico a non poterla applaudire è stato l’olimpionico Stefano Pantano, che in segno di rispetto nei confronti del poliziotto ucciso ha lasciato anzitempo gli studi di Fiano Romano. Pantano, ancora oggi è legato alle Forze dell'ordine (è un tecnico federale in forza agli atleti di Ps) e il suo gesto significativo dimostra che non è vero che lo show debba sempre continuare. Le radio hanno fatto la loro parte. Lo stesso Leggeri (insieme a Stefano Petrucci) è tornato a parlare dell’ipotesi-Giannini nel contesto di «1927-La storia continua» su Rete Sport, così come altre voci storiche dell’etere, dal romanista Alberto Mandolesi al laziale Cristiano Sala (entrambi su Radio Spazio Aperto) hanno analizzato tutte le sfaccettature della questione-violenza negli stadi. Fra le tante voci, anche quella di Marcel Vulpis, che su Nuova Spazio Radio conduce «Sporteconomy... L’altra faccia del calcio e non solo».

Secondo il giornalista economico «il male si estirpa applicando le leggi vigenti e variandone altre ancora più dure, prendendo in considerazione, nei casi più estremi come quello di Catania, pure la pena dell’ergastolo».

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