Stop dei trasporti: è caos. Prodi si arrende: "Invidio Sarkozy"

Oggi si fermano treni, aerei, bus, navi e metro. Il premier allarga le braccia: "Invidio Sarkozy, lui sì che può decidere". Intanto la rivolta dei taxi investe Veltroni: l'accordo è lontano

Stop dei trasporti: è caos. Prodi 
si arrende: "Invidio Sarkozy"

Roma - Un Paese bloccato. Così si presenta l’Italia oggi, non solo dal punto di vista della crescita economica, ma anche sul più prosaico fronte dei trasporti. Lo sciopero generale, indetto da Fit-Cisl, Filt-Cgil, Uil Trasporti e Ugl, paralizzerà la penisola per buona parte della giornata. Si tratterà della più grande astensione dal lavoro nel comparto, almeno sin da quando è in vigore la legge che regolamenta il diritto di sciopero, ossia dal 1990.
Ma come si è giunti a far incrociare le braccia non solo ai dipendenti di Fs, Autostrade, Tirrenia e del trasporto pubblico locale ma anche a quelli delle pompe funebri e delle autoscuole? Una risposta plausibile potrebbe essere questa: la colpa è imputabile a un errore tattico del governo nelle persone del premier Prodi e del ministro Alessandro Bianchi. Tra i numerosissimi tavoli di concertazione aperti nel 2006 v’era anche la «cabina di regia» dei trasporti. Inaugurata in pompa magna nel luglio dell’anno scorso per scongiurare un altro sciopero, non si è praticamente mai riunita.

Se la retorica della crisi e della pesante eredità berlusconiana ha calmato, almeno inizialmente, gli animi, oggi i nodi vengono al pettine e i sindacati presentano il conto. E a Prodi non resta che sfogarsi con Le Figaro confessandogli di «invidiare» Sarkozy «anche per il sistema francese che gli permette di prendere decisioni rapide». In realtà, lo sciopero di oggi è stato proclamato lo scorso 6 novembre e il premier, osservano fonti sindacali, avrebbe avuto tutto il tempo per mediare senza aspettare l’ultimo momento, ossia il vertice fallito di martedì sera.

Ma di che cosa si lamentano le categorie? In primo luogo, degli stanziamenti della Finanziaria 2008. «Il governo - ha denunciato il segretario generale della Fit-Cisl, Claudio Claudiani - sbandiera cifre che allo stato pratico diventano evanescenti. Gli stessi stanziamenti in conto capitale o in servizi da un passaggio all’altro dei rami del Parlamento diminuiscono o si smarriscono in mille rivoli».
L’elenco delle richieste è ampio, ma tra i punti principali si individuano i finanziamenti per il Piano di impresa Fs (le risorse contenute nella manovra sono inferiori alle attese e l’intransigenza di Di Pietro non ha migliorato il clima), il rinnovo dei contratti degli autoferrotranvieri scaduti nel 2006 (fatto «stigmatizzato» da Renata Polverini dell’Ugl) e la mancanza di prospettive per le situazioni di crisi di Alitalia e Tirrenia. Per il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni i ritardi del governo sono «inammissibili».

Ora, però, toccherà ai cittadini sopportarne le conseguenze con gli aerei fermi per 4 ore, i traghetti bloccati e lo stop di otto ore negli altri comparti.

Il Garante degli scioperi, Antonio Martone, ha voluto rassicurare il capo della Protezione civile Bertolaso, preoccupato dall’emergenza, sottolineando che funzioneranno i «servizi alternativi» e saranno garantite le «prestazioni minime». Come ha detto il deputato di Fi, Maurizio Lupi, questi sono i risultati della politica di Prodi: la «paralisi totale».

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