RomaGli sbarchi che continuano, il governo al palo sul fisco, lattesa per una Pontida di grandi promesse ma, per ora, con poche cartucce da sparare. Bossi sa di giocarsi moltissimo nelle prossime settimane, ma il leghista più esposto è un altro, Bobo Maroni, il ministro dellimmigrazione e della sicurezza, sempre più inquieto per quel che succede sulle nostre coste, senza che da Palazzo Chigi arrivi una risposta soddisfacente alla richiesta di linea dura della Lega. Ancora 1.450 immigrati arrivati in poche ore a Lampedusa, sette sbarchi, uno ogni due ore. Maroni è la carta che il Carroccio tiene in serbo per unalternativa a Berlusconi, ma l«invasione» rischia di appannare limmagine del ministro leghista. Così si spiega laccelerazione della Lega su Tremonti, con protagonista proprio Maroni. Cè un ragionamento molto semplice che fanno i leghisti: le tasse si pagano al Nord, il Sud le evade, quindi lalleggerimento delle imposte sarebbe un regalo alla Padania. Bossi promette a Pontida «grandi novità» e soluzioni per la riforma fiscale, per esempio tagliare le missioni, a cominciare da quella in Libia (ma anche sulle altre Calderoli in Cdm ha già chiesto una riduzione), che «ci è costata un miliardo di euro, con quei soldi avremmo fatto la riforma fiscale e non avremmo perso le ultime elezioni». Comunque la strada non è quella di Confindustria, di alzare lIva, perché «aumenterebbero i costi per tutti». Quel che Tremonti e Berlusconi non possono fare è «tassare le imprese, gli artigiani e i comuni», mentre «da tassare sono le grandi banche, che sono piene di soldi e non li hanno dati alle imprese».
Un altro tassello ritenuto penalizzante per il Nord produttivo è il patto di stabilità, che molti sindaci leghisti chiedono di rivedere profondamente, così da permettere alle amministrazioni virtuose del Nord di poter usare le risorse disponibili. Ma la Lega sta premendo anche per una riforma del sistema di riscossione, che fa capo ad Equitalia (società pubblica al 51% dellAgenzia delle entrate e 49% Inps). Un cappio per le piccole imprese, bacino elettorale di Bossi, bersagliate da cartelle esattoriali monstre, magari seguite dalle famigerate «ganasce» (pignoramenti, sequestri...). Nei vertici della Lega si registra poco gradimento per Attilio Befera, capo dellAgenzia delle Entrate, e Luigi Magistro, direttore Accertamento dellAgenzia delle Entrate. Tutte spine nel fianco del Carroccio, che sente la pressione forte del suo elettorato. «Bisogna tornare a partire dalla base e tornare a partire dalla base, dal basso e caricare allimpazzata - dice Bossi a Lesa - siamo destinati a cambiare, non cè alternativa». Il tempo stringe, anche per lui.
Il rapporto con Tremonti non è deteriorato, basti pensare che il ministro dellEconomia era in via Bellerio venerdì scorso, insieme ai capi leghisti. Amici, ma su posizioni diverse. Con diverse sfumature. Si veda la dichiarazione ambigua di Bossi, che dà «abbastanza ragione» a Tremonti, ma poi dice «che per la verità i soldi li abbiamo trovati» e quindi «la riforma si può fare». Il capo della Lega ne ha anche per Berlusconi, a cui rimprovera di aver «perso la capacità di comunicare in televisione», riferendosi alle posizioni sul referendum (ma col Pdl i rapporti «sono buoni, abbiamo fatto insieme tante cose importanti»). Referendum che è «inutile andare a votare» («speriamo non passi il quorum»), anche se «la gente bisognava informarla meglio». Poi rivela: «Berlusconi mi ha dato il compito di fare una nuova legge sullacqua», perciò il referendum «non è una verifica per il governo». Se Bossi è attendista su Tremonti, quello più freddo è Bobo Maroni. Nellentourage del ministro dellInterno non escludono unuscita dura di Maroni, prima di Pontida, ancora sullargomento fisco. Chi invece sta facendo da pontiere tra Bossi e Tremonti è Roberto Calderoli. Alcuni leghisti ci vedono dietro, maliziosamente, unambizione. Cioè la speranza di un governo Tremonti con Calderoli vicepremier. Ma in realtà è vero che tra i due, con il lavoro sul federalismo fiscale, si è creata una grande intesa.
Su Pontida si sprecano i pronostici. Quella più accreditata è su un no forte alla guerra in Libia e allimmigrazione («Noi dobbiamo sfilarci dalloperazione, per non pagare tutte le conseguenze, comprese limmigrazione»). Poi ci sarà lannuncio (ma ormai piuttosto scarico) del decentramento dei ministeri, proposta che Calderoli ha depositato in Cassazione (Bossi: «La testa dei ministeri deve andare al Nord, è obbligatorio»). Cè poi chi dice che Bossi possa chiedere uninvestitura ufficiale dal suo popolo, e chi addirittura pensa ad un passo indietro del Capo, che già un anno fa a Venezia confessò di essere «stanco».
Intanto la Lega ragiona su un periodo breve, perché bisogna tenere conto della tornata amministrativa tra undici mesi, con il rinnovo di una ventina di comuni lombardi (tra cui Como, Monza), quattordici in Veneto (tra cui la Verona di Tosi), e altre dozzine in tutto il Centro-Nord. Un test molto importante per la Lega. Sempre che la situazione non precipiti e in primavera 2012 non si voti solo per le amministrative ma anche per le nuove Camere.
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