Oltre 150mila bicchieri, vaschette, posate e contenitori consumati e buttati in un solo weekend dagli esercizi di via Sarpi, "parliamo di più di 30 milioni di pezzi all'anno". I locali di street food superano già quota 80 vetrine, le proteste per l'invasione di spazzatura non si contano e non bastano le multe e il surplus di servizio Amsa, come ammette anche il Comune, a risolvere. Due giorni fa la giunta Sala ha approvato una delibera che formalizza la partecipazione a un bando regionale che offre contributi tra i 50mila e i 150mila euro ai Comuni per promuovere "patti territoriali di sostenibilità". E Palazzo Marino partecipa con il progetto pilota "Milano No Waste Policy" in Paolo Sarp. Obiettivo zero rifiuti (o quasi). Come? Azzerando l'utilizzo di contenitori usa e getta. I soggetti capofila sono Comune, Amsa, Amat, Politecnico di Milano e Giacimenti Urbani. Sarpi, è scritto nella delibera, "è uno dei poli più vitali, cuore dello street food" ma la via e l'area intorno "sono critiche per la gestione dei rifiuti monouso legati alla somministrazione di cibi e bevande on the go". E "nonostante il potenziamento della raccolta rifiuti, l'installazione di cestini ad alta capienza (240 litri), l'incremento delle sanzioni, la situazione resta complessa". L'afflusso medio nel weekend è di 30mila persone al giorno. Amsa raccoglie 14-15 tonnellate di rifiuti indifferenziati tra il venerdì e la domenica nella sola via Sarpi.
Aumentano i costi a carico del Comune (compensati in minima parte dalle sanzioni), i residenti "esasperati dal degrado" hanno "più volte sollecitato la giunta". Ecco quindi che Chinatown può diventare l'"ambito ideale per sperimentare l'introduzione di contenitori riutilizzabili". Si potrà regolare con il sistema del deposito cauzionale, con versamento di una piccola cifra e restituzione alla riconsegna del contenitore, salvo il caso - che verrà promosso - in cui il cliente utilizzi un contenitore personale (Byo, bring your own). La gestione della cauzione sarà affidata agli esercenti, che potranno usare le cifre non restituite per finanziare parte delle attività di gestione. Laddove gli esercizi non dispongano di spazi e impianti di lavaggio interni sarà previsto il ricorso a "Reverse Vending Machine": apparecchiature tecnologiche già diffuse in diversi Paesi Ue, in grado di gestire automaticamente la restituzione dei contenitori e il rimborso della cauzione. Una volta riempite, le Rvm saranno svuotate da un servizio esterno di lavaggio e sanificazione industriale, con il supporto di enti del Terzo settore per il trasporto e la riconsegna. Se otterrà i fondi regionali il Comune aggiungerà 10/25mila euro di risorse proprie. E potrebbe replicare il test in Darsena, Navigli, quartiere Isola, Citylife, lo stadio di San Siro durante concerti e partite, "anche eventi temporanei come fiere e festival che generano grandi quantità di rifiuti". I contenitori devono essere leggeri, pratici, facilmente restituibili. Il Politecnico proporrà i modelli più adeguati. Il Comune proporrà un "patto" di cooperazione a operatori dello street food e vari enti, la Camera di commercio come garante del rapporto con le imprese, comunità cinese, scuole, associazioni di quartiere come ViviSarpi.
Anche i consumatori "invitati ad adottare pratiche di consumo più sostenibili". Alla base servirà un censimento puntuale delle attività, quantità e tipologia degli imballaggi utilizzati e la eventuale dotazioni di impianti per il lavaggio.Chiara Campo