Storace: «I miei voti ad Alemanno»

Niente spiaggia domenica e lunedì per Francesco Storace: il leader e candidato sindaco della Destra, sconfitto al primo turno, rompe gli indugi e dichiara che i suoi voti andranno ad Alemanno. Accanto a Teodoro Buontempo, Storace spiega i motivi della sua scelta, arrivata nonostante «non ci sia piaciuto il trattamento che ci è stato riservato». Insomma, non c’è apparentamento, ma la consapevolezza della «possibilità di strappare Roma alla sinistra». E «siccome io mi sono battuto contro Rutelli e Buontempo contro Zingaretti», sintetizza l’ex governatore del Lazio, «faremo un appello per andare a votare contro la sinistra». Appello raccolto da Gianni Alemanno, che ringrazia Storace per la scelta «coerente e apprezzabile», che «supera le divisioni e i risentimenti a livello nazionale e apre una prospettiva diversa per il cambiamento della città». Ma il candidato sindaco del Pdl smentisce le ipotesi di «accordi segreti» paventate dal centrosinistra: «Tra me e Storace non c’è nessun accordo sottobanco, nulla. Non c’è una poltrona in caldo per lui».
L’offerta incondizionata al Pdl di quel pacchetto di consensi (oltre 55mila voti al primo turno) manda il centrosinistra sull’orlo di una crisi di nervi, anche perché a margine della sua presa di posizione Storace ha seminato due dichiarazioni pesanti. Ribadendo di non essere antisemita (alla sua maniera: chiedendo alla comunità ebraica le scuse per un’accusa frutto della «strumentalizzazione della sinistra»), e raccomandando ad Alemanno, in caso di vittoria, di non silurare Goffredo Bettini dal vertice della Festa del Cinema: «La sinistra - commenta Storace - ha cancellato le intelligenze riconducibili alla destra nella Capitale, il centrodestra non faccia lo stesso». Dal Pd non ringraziano, anzi. La reazione di Rutelli, che dopo aver bruciato il 16 per cento del consenso che aveva Veltroni già al primo turno sente puzza di tracollo, non trova di meglio che evocare fantasmi fascisti.

Ma la sensazione che il fortino-Roma stia per cadere spinge altri esponenti del Pd ad agitare spauracchi paranoici: Esterino Montino vede un’alleanza «sottobanco» tra Alemanno e una «destra xenofoba, negazionista delle camere a gas», e per Dario Esposito la decisione di Storace è addirittura «una grave minaccia per i cittadini romani». Forse è vero, almeno per una parte di questi ultimi: quella che negli ultimi 13 anni ha governato la capitale.

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