Storace: è l’ora di correggere la legge che abolì i manicomi

Il ministro sulla «180»: bisogna aiutare le famiglie dei malati. D’accordo Calderoli, insorge la sinistra

Francesca Angeli

da Roma

«È giunta l’ora di mettere mano alla 180». Il ministro della Salute, Francesco Storace, annuncia che il governo intende rivedere la legge Basaglia sul disagio mentale e come prevedibile si scatena la bagarre. I familiari dei malati e molte associazioni chiedono da anni di intervenire sulla legge, denunciando la disperata solitudine di chi ha a che fare con le patologie psichiatriche ma ogni volta che si fa cenno ad un possibile cambiamento si alzano le barricate e non soltanto a sinistra. La 180 ancora di più della legge 190 sull’aborto, resta un tabù. Lo stesso ministro precisa che non intende «mettere in discussione l’impalcatura della 180» aggiungendo però che ci sono cose «che dopo trent’anni (quasi, visto che la legge è del 1978 ndr) vanno ridiscusse.
Storace però non precisa dove vuole andare a parare anche se indica l’obbiettivo prioritario: «Dare una prospettiva di sicurezza alle famiglie che vivono con questo problema». Dopo l’annuncio del ministro arriva subito l’offerta di collaborazione dell’Arap, l’Associazione per la riforma dell’assistenza psichiatrica, che da vent’anni chiede di cambiare la Basaglia.
«Accogliamo con gioia la notizia che il ministro della Salute voglia rivedere la 180 senza mettere in discussione la dignità del malato e il suo diritto ad un trattamento rispettoso ed umano - dicono dall’Arap -. La legge 180 ha spesso lasciato nell’abbandono i malati e le famiglie aprendo così la strada ad una ridda di violenze che ha prodotto migliaia di vittime».
Quella dell’Arap resta comunque una vox clamans in deserto. Altre associazioni come l’Unasam giudicano quella di Storace una mossa dettata da «ragioni elettorali» mentre Massimo Cozza, psichiatra e segretario nazionale Cgil medici, insiste sulla necessità di applicare meglio la legge «mettendo mano al portafogli» per coprire le carenze di personale e servizi. Ma è soprattutto l’opposizione che si scaglia contro il ministro.
Il primo ad attaccare è l’europarlamentare comunista Marco Rizzo che accusa il governo di essere «reazionario e pericoloso» mentre la legge Basaglia «rimane un mirabile esempio di come ci possa essere rispetto della dignità del malato». Dalla Margherita invece arriva l’osservazione critica di Giuseppe Fioroni. «Con meno di quindici giorni lavorativi della Camera prima dello scioglimento questo governo passa dal sollevare un polverone ad un altro polverone - dice Fioroni- senza aver rispetto della delicatezza della materia». Per il verde Paolo Cento «la legge 180 è una conquista basilare della moderna psichiatria ed è sbagliato pensare di tornare indietro».
Storace non replica agli attacchi ma in serata fornisce una precisazione, tramite il suo portavoce, che inevitabilmente suona come una parziale retromarcia. «Le affermazioni rilasciate dal ministro sulla legge 180 - recita la nota - si riferiscono a ipotesi di programma per il futuro, che saranno precedute da un’ampia seria ed approfondita consultazione con tutti i soggetti interessati». Una consultazione che però rischia di risultare fine a se stessa visto che il 29 gennaio si sciolgono le Camere e si potrà lavorare soltanto sull’ordinaria amministrazione.
L’idea di cambiare la legge trova pieno sostegno da parte degli alleati del ministro di Alleanza Nazionale. Approva il ministro leghista, Roberto Calderoli, che giudica «assolutamente condivisibile e necessaria la proposta di revisione della legge 180, non perché sia solo vecchia, ma perché non ha mai funzionato. Con la legge 180 abbiamo adottato nel Paese la politica dello struzzo, cancellando, senza curarlo, per legge, un problema che c'è e continua ad esistere».

Per il responsabile dei rapporti col mondo cattolico di Forza Italia, Francesco Giro, Storace ha messo «ancora una volta il dito nella piaga, e ci ha ricordato che in Italia il problema esiste e sta drammaticamente davanti agli occhi di tutti».

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