Fabrizia Pinna, autrice di questo Per tutte le altre destinazioni (Quarup, pagg. 136, euro 13) ha 26 anni e non fa la scrittrice. Si è laureata in legge a Genova e lì sta finendo il biennio di praticantato in uno studio legale. Ha un lavoro e la scrittura, per quanto importante, non è al centro della sua vita. Le si chiedesse che cosa farà da grande, risponderebbe: lavvocato. Per tutte le altre destinazioni traspone in romanzo breve (Blonditudo) e racconto (Réclame d'Afrique) il suo modo di pensare e vivere.
La protagonista del romanzo Blonditudo è Giulietta, bambina prodigio, figlia di Betti, sventurata barista e ragazza madre. La vita di Giulietta è veloce come la prosa di Pinna, si nega ogni orpello anche sintattico e morfologico. Se Giulietta, dal collegio in cui è collocata dopo la fuga prematura del padre e la morte della madre, in men che non si dica diventa medico, Fabrizia Pinna lo racconta con frasi brevi, parole corte e secche, pochissimi aggettivi. Se a qualcuno viene in mente certo minimalismo americano tanto vulgato in Italia, se lo tolga subito di mente. Piuttosto, Fabrizia Pinna sembra conoscere i requisiti minimi che Calvino, giovane editor per Einaudi, chiedeva ai manoscritti in lettura: una struttura, una lingua e cose da vedere, se possibile nuove.
Blonditudo ha una struttura forte, riconoscibile anche se non troppo in vista. Si fa notare anche la lingua e soprattutto la costruzione della frase: è davvero singolare che unesordiente dedichi tanta attenzione alla sintassi del periodo. Per fortuna del lettore, fanno difetto a questo libro gli stratagemmi o trucchetti molto in uso nella prosa italiana doggi: le enumerazioni, la paratassi insistita, le anafore. Qui cè aria di esattezza. Quello che anima i personaggi di questo libro, dalla protagonista ad Ana Luz, sua alter ego latinoamericana, è infatti una tensione etica del tutto inusuale. Se lorfana Giulietta decide di diventare medico e si afferma presto, è perché lo avverte come un dovere.
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