Con la maglia bianca firmata dal presidente Silvio Berlusconi, lultimo Milan di Allegri gioca oggi a Verona una partita considerata dai più uno snodo decisivo della stagione. E non solo perchè il Chievo di questanno è la bestia nera delle grandi: in affanno la Juve e la stessa Roma passata di carambola, strapazzati Inter e Napoli. Cè dellaltro. Corsi e ricorsi storici, vien da riflettere se si mettono insieme i ricordi malinconici della fatal Verona (scudetti perso da Rocco e da Sacchi nel 90, proprio contro il Napoli di Maradona) per il tifo rossonero. Da Verona, con esito diverso, passò però anche il primo Milan dellArrigo reduce dallo schiaffo subito sul neutro di Lecce (0 a 2 contro lEspanyol in coppa Uefa). Il presidente, allepoca, accompagnò la squadra in viaggio e negli spogliatoi parlò al gruppo: «Non so cosa sarà di voi, di sicuro noi andremo avanti con questo allenatore». Fu la spinta al colpo di reni (0 a 1, gol di Virdis) della squadra, poi giunta allo scudetto nel maggio successivo.
Venticinque anni dopo, il presidente ha chiamato al telefono Allegri per incoraggiare lui e la squadra provenienti dallo choc col Tottenham. «Concentriamoci sulle 13 partite da disputare, i rivali non mancano. Il Napoli è il primo della lista: se perdiamo a Verona e Mazzarri batte il Catania ci raggiunge. Poi cè lInter» disserta il livornese che vive, curiosamente, in modo sereno il derby con Leonardo su cifre e algebra. «Sarà perchè non sono mai stato in testa alla classifica...» chiosa col sorriso ingenuo di un bimbo davanti al luna-park il proprio stato danimo.
I danni provocati dalla stilettata di Crouch e dalla testata di Gattuso a Jordan sembrano dimenticati. «Mai pensato di togliere la fascia di capitano a Rino» spiega Allegri. Come lui la pensano lo spogliatoio e Galliani. Piuttosto un bel cicchetto («ha sbagliato, glielo abbiamo detto chiaro») è stato fatto ad Amelia, dopo aver lasciato la porta nellassalto finale: il recupero di Abbiati, in tal senso, è un sospiro di sollievo. Si temono semmai conseguenze per il morale di Pato, alla terza panchina consecutiva, questa volta non per un capriccio tattico ma per il ritorno di Cassano (oltre che di Van Bommel e Merkel a metà campo e di Thiago in difesa) a pieno servizio.
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