La storia dell’"eurotruffa" Così Prodi & Ciampi ci hanno svenduto

Furono sottovalutati sia il virus Grecia sia il ruolo di Francoforte sui debiti. Una valuta figlia della tecnocrazia

La storia dell’"eurotruffa"  Così Prodi & Ciampi ci hanno svenduto

La nave non deve limitarsi a uscire dal porto con la banda e navigare bene per un po’, ma deve arrivare sana e salva a destinazione, se ciò non accade e fa naufragio, è doveroso indagarne le cause e se è il caso cercare i responsabili. Può anche essere che la responsabilità sia dei progettisti che hanno sbagliato la costruzione. Nel caso dell’euro ci vuole davvero poco a capire che il problema risiedeva proprio nell’architettura di base, in quello stesso progetto disegnato dall’Europa dei tecnocrati di sinistra che ha visto Ciampi e Prodi come nostri rappresentanti nazionali, e per il quale essi hanno goduto di ampi onori ed applausi finché la nave andava.

Eh sì, perché Berlusconi, costretto a smentire intenzioni antieuropee quando venerdì ha citato i difetti dell’euro, in realtà ha detto molte cose assai vere che abbiamo ripetuto su queste pagine sin da tempi non sospetti. Il premier ha solo sbagliato una cosa: ha eccessivamente sintetizzato un concetto giusto citando semplicemente il nome della moneta invece di citare il problema a monte e che a quella moneta dà valore, vale a dire il debito sovrano denominato in euro. La moneta in sé e per sé non ha colpe è solo uno strumento.

Le nostre banconote, per brutte che siano, decorate solo da ponti e finestre (due luoghi dai quali in tempi grami ci si butta di sotto), una volta scelte diventano la bandiera di un popolo, e dietro alle bandiere si deve stare uniti, però sono anche semplici pezzi di carta. Quello che dà loro valore (anche se molti lo dimenticano) è il debito che essi possono legalmente ripagare, primo fra tutti quello fiscale.

Il fatto di aver del tutto staccato la capacità di emissione di moneta dalle autorità nazionali, che a quella moneta danno valore tramite l’imposizione delle tasse, è il peccato originale dell’eurosinistra.
Si tratta di una struttura molto coerente con un’impostazione ideologica che vede il governo ideale nelle mani di un’aristocrazia di tecnici e sottratto alla volontà popolare che, nella sua insipienza, potrebbe persino (orrore!) eleggere qualcuno diverso da loro.
Peccato, però, che alla prova dei fatti questo sistema non abbia retto. I mercati si reggono su certezze assolute e il pensiero che un debito possa non esser ripagato e che il fatto di poter essere onorato dipenda da estenuanti trattative fra i capi di Stato e i padroni della moneta è, per un creditore, intollerabile. Tutti i debitori rispondono con i loro beni delle proprie obbligazioni altrimenti nessuno presterebbe nulla, per gli Stati così non è perché la Banca centrale li tutela. Obama potrebbe fare tutte le sciocchezze di questo mondo, ma il suo debito è garantito dalla Federal Reserve.

L’economia inglese è un disastro, ma nessuno specula contro quel debito perché la Banca centrale lo potrebbe acquistare senza limiti. Noi no. Abbiamo disegnato un sistema dove le garanzie sul debito non esistono.
In questo progetto fallato, poi, abbiamo inserito degli ingredienti pessimi quali ad esempio economie chiaramente non allineate come la Grecia (trattato del giugno 2000, presidente Ue Prodi, presidente del Consiglio Amato, presidente della Repubblica Ciampi, tutti all’epoca entusiasti), oppure debiti già fuori limite sin dall’inizio come il nostro e quello del Belgio in eccezione a regole appena scritte.

Ma, si dirà, forse la colpa non è degli architetti dell’euro, ma di quei paesi indisciplinati come l’Italia che non hanno approfittato dei vantaggi (innegabili) dei tassi bassi per ridurre il proprio debito. L’obiezione però cade se si guarda ai paesi caduti prima, vale a dire Irlanda e Spagna, che avevano virtuosamente un indebitamento fra i più bassi d’Europa, ma anch’essi subito caduti davanti alla sfiducia.

La Cina ci disse quest’estate: «Ma se la vostra Banca centrale non compra il vostro debito perché dovremmo farlo noi?». Verissimo, e il fatto che ora lo stia acquistando quasi con schifo, mettendo ben in chiaro che lo farà solo per breve tempo, ha messo una pezza ma di certo non restituisce la fiducia.

Prodi ha dichiarato che «i giudizi di Berlusconi sono una follia» ma prima o poi bisognerà fare il punto sulle cause profonde e lontane dell’attuale crisi. Troppo comodo prendersi solo gli applausi e chiamarsi fuori davanti al disastro.
twitter: @borghi_claudio

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