Un'epoca di cambiamento dove l'antico Comune di Genova rappresenta «un sistema non alternativo ma complementare al resto d'Europa» come sostiene Caffaro nei suoi Annali: è il momento de La lunga crociata dei genovesi (1097-1110) di Remo Viazzi (De Ferrari Editore). L'autore, due lauree, in Lettere e in Storia, un libro «politico» Tucidide e Platone. Natura e limiti della democrazia, nell'agile ma documentata lettura della I Crociata ci offre uno scenario moderno. Così attuale che potrebbe tornare utile sul come tessere la rete di contatti commerciali (politici e religiosi) tra le due sponde del Mediterraneo. Un libro come un piccolo gioiello, che fa ripercorrere con diletto le intricate vicende, testimoniando come aver respirato la parola scritta e detta bene in famiglia (dai genitori Cesare e Paola Comolli), l'aver frequentato all'Università di Genova il buon indirizzo di Storia Medievale dimostra che se famiglia e scuola si aiutano il risultato segue.
Lo scenario è attorno al Mille di destabilizzazione della flotta araba e di Bisanzio con perdita di leadership in Oriente. La Sicilia, conquistata dai Normanni, diventa un bastione attorno al quale una carta geoeconomica d'epoca ci mostrerebbe l'intrecciarsi delle linee di navigazione mercantile. Se i Normanni d'Italia meridionale parteciparono alla I Crociata sotto le mura di Costantinopoli con Boemondo di Taranto e il nipote Tancredi, per gli altri apporti dall'Europa l'interesse per la terra santa risaliva alla «rinascita carolina». La pacificazione che aveva interessato buona parte d'Europa aveva consentito di riavviare contatti commerciali tra le sponde del Mediterraneo. Alla I Crociata Baldovino di Fiandra si concentrò su Edessa oltre l'Eufrate, il resto dei crociati ad Antiochia presa nel 1098. Goffredo di Buglione determinò l'indirizzo verso la Città Santa nel 1099 e fu affiancato dai genovesi.
Le due prime spedizioni in Terra Santa avevano avuto carattere privatistico per cui il Comune non si era schierato ufficialmente né con i Franchi né con gli Arabi e non aveva messo a repentaglio i vantaggi commerciali che si potevano ottenere da entrambi. Al tempo della I Crociata i genovesi erano protagonisti dei mercati egiziani: il porto di Alessandria era così frequentato dai nostri da essere nelle liste delle decime, percepite dalla curia arcivescovile. Dopo la caduta di Cesarea il Comune assume ufficialmente le operazioni con la nomina di Guglielmo Embriaco alla testa della flotta e l'invio di alcuni consoli.
Secondo Airaldi, che ha firmato la prefazione del libro, Guglielmo Embriaco che distrugge le galee per consentire la costruzione delle macchine da guerra «compie non un atto qualunque ma essenziale alla conquista di Gerusalemme. Il guerriero-mercante diventa l'uomo del Comune italico vittorioso. Per valore simbolico si assimila al Roland di Roncisvalle morto per il suo re». L'Europa che muove alla riconquista di Gerusalemme è una società tripartita in ordini in cui il mercante faticava a posizionarsi. Guglielmo, detto Testa di Maglio (di cui racconta il Tasso nel XXIII canto della Gerusalemme Liberata) partecipò alla presa di Cesarea riportandone il catino dell'ultima cena, fu colui che portò a Genova le ceneri del Battista. Un elemento questo catalizzatore di quel fervore popolare che si era alimentato al grido «Deus vult» di Urbano II. Ma quei tempi anticiparono pure disquisizioni recenti sulla guerra giusta, allora sulla guerra santa contro gli infedeli: il patriarca di Gerusalemme giunse ad interrogare il teologo cistercense Pietro Comestore sulla liceità di contravvenire alle prescrizioni di non-violenza della dottrina cristiana.
Storia antica ma anche moderna, in cui se c'è lo spirito religioso, per i genovesi vale anche il tornanconto di mercanti. Geo Pistarino mette in risalto che la Compagna Communis di Genova fu consociazione mercantile più che Stato e «il modo d'intendere la politica sotto l'aspetto del profitto valse a Genova e alle altre città marittime italiane la definizione di nazioni mercanti». Nasce allora il mito delle origini del Comune, avallato da Caffaro, che cronista della I Crociata, è un protagonista. Nel 1100 partì con la spedizione genovese per la Siria in soccorso dei crociati da Goffredo di Buglione negli anni precedenti condotti alla liberazione di Gerusalemme. Console della Repubblica di Genova, riprese la carriera delle armi a capo dei genovesi contro Pisa e contro i Saraceni a Minorca ed Almeria.
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