La storia Una lettera a «il Giornale» forse risolve il caso d’un pittore disabile

BARRIERE Arturo vive da decenni in una casa Ater senza ascensore al Tufello, dove è «condannato» a una sorta di prigionia forzata

È bastato che una sua amica scrivesse una lettera al nostro direttore Mario Giordano perché, nel giro di poche ore, si aprisse uno spiraglio di luce nel buio dei problemi di Arturo, un disabile che vive in una casa popolare al Tufello. La risposta alla lettera, che conteneva un appello alle autorità, è finita nella rassegna stampa del Campidoglio e già ieri mattina di buon’ora, l’assessore comunale alle Politiche sociali, Sveva Belviso, si è attivata per saperne di più.
«Ho chiamato il municipio - racconta a “Il Giornale” - per avere maggiori informazioni sul caso di Arturo e devo dire che la situazione di questa famiglia è notevolmente più complicata rispetto a quanto si evince dalla lettera. Il nostro “pittore”, purtroppo, è affetto fin dalla tenera età da tetraparesi spastica, complicata da altre gravi patologie. Suo padre è un settantaseienne cardiopatico e anche sua madre è molto malata. Questa situazione, però, ha creato una forma di solidarietà spontanea attorno alla famiglia di Arturo: sono state raccolte centinaia di firme, inviate all’Ater per chiedere un montacarichi che consenta al disabile di uscire di casa».
«Il problema purtroppo - spiega Sveva Belviso - si trascina insoluto da decenni. Tutto dev’essere cominciato con un’anomalia, perché quando si assegnano le case popolari non si può dare un secondo piano senza ascensore a una famiglia con un disabile. Ma fin quando si trattava di portare in braccio un bambino, tutto sembrava superabile. E nonostante le reiterate richieste, prima lo Iacp, poi l’Ater, non sono riusciti a rimuovere la barriera architettonica che tuttora condanna Arturo, che oggi ha 43 anni, a un’esistenza da prigioniero in casa».
Lui, nonostante la malattia che gli impedisce di muoversi, è pieno di entusiasmo e vorrebbe, ogni tanto, almeno uscire da casa come fanno tutti. Ma i suoi familiari non ce la fanno a portarlo a braccia, la sorella - come racconta l’amica che ha scritto a “Il Giornale”, è uno scricciolo. E quindi ad Arturo non resta che contare, quando proprio è indispensabile, sull’aiuto concreto di vicini e conoscenti.
Ma adesso, per fortuna, si vede uno spiraglio proprio grazie alla «scorciatoia mediatica» che ha portato il problema sul tavolo dell’assessore alle Politiche sociali del Campidoglio. «Intendiamoci - spiega, però, Sveva Belviso - il Comune non ha una competenza diretta sulla questione. Comunque, non appena ho avuto le prime informazioni sull’incredibile vicenda di Arturo, mi sono subito attivata e ho chiamato la dirigenza dell’Ater».


«Ne ho parlato direttamente con il presidente Luca Petrucci - riferisce l’assessore - il quale mi ha messo al corrente del fatto che il pòrossimo 16 luglio scadrà una gara europea bandita dall’Ater per l’acquisto di 120 ascensori da destinare alle case popolari più vecchie, tra le quali molte nel quarto municipio. Domani mattina (oggi, ndr) - conclude la Belviso - mi faranno sapere con esattezza se l’immobile dove abita Arturo rientra tra quelli del bando. Spero di dare una buona notizia a tutti».

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