Non sono numerose le notizie tramandate dalle fonti antiche sugli Insubri, popolazione che Polibio, nelle sue Storie, annovera tra quei Celti transalpini che occuparono la nostra porzione di pianura padana dopo averne cacciato gli Etruschi, e che Strabone ricorda come una grande stirpe gallica, al pari dei Boi e dei Senoni. Nondimeno la ricerca antiquaria locale, fiorita in epoca rinascimentale, si interessò a più riprese all'argomento, lasciandoci anche opere di notevole pregio. Una di queste, Gallorum Insubrum antiquae sedes (Le antiche sedi dei Galli Insubri), vide la luce nel 1541 dalla penna del milanese Bonaventura Castiglioni (1487-1555), prevosto di S. Ambrogio e Commissario generale per l'Inquisizione all'alba della Controriforma. Il libro è riproposto oggi in edizione anastatica del testo originale latino e traduzione dall'associazione culturale Terra Insubre (208 pagine, 15 euro) con il patrocinio e il contributo del Consiglio Regionale della Lombardia. Profondo appare il debito con gli autori di epoca classica, in particolare con Tito Livio, che nella sua monumentale fatica storiografica ricordò la saga di Belloveso, principe gallo che per primo condusse il suo popolo a sud dell'arco alpino.
Ma cruciale nel dipanarsi dell'indagine del Castiglioni risulta soprattutto la ricca documentazione epigrafica raccolta e catalogata, in quegli anni, dal noto umanista Andrea Alciato, anch'egli milanese e punto di riferimento, anche oggi, per ogni ricerca approfondita sul territorio.Storia Il libro di Castiglioni sugli insediamenti dei celti in Lombardia
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