«La storia del mio successo? Un biglietto di sola andata da Monza a San Francisco»

Tempo fa un noto slogan pubblicitario ci avvertiva che ogni fotografia mancata è un ricordo perduto. Una provocazione andata a segno: si sollevarono aspre polemiche sulla tecnocrazia imperante, sulla macchina lanciata alla conquista del sentimento. Eppure, proprio nel legame profondo fra tecnologia e neoumanesimo si può individuare un filo conduttore di questi anni di «Terzo Rinascimento». E proprio mentre il Triennale Design Museum dà il via alla sua «seconda interpretazione», in cui si rivisitano i concetti di «serie» e «fuori serie» (ovvero dove l'estro individuale sfuma nella produzione industriale e viceversa), al Politecnico parte la prima edizione del Corso di Formazione Permanente «Arte e Multimedia», dedicato alla fotografia e organizzato dal dipartimento Indaco, Industrial Design, Arts, Communication and Fashion, con il patrocinio della Provincia di Milano e il contributo di Epson. E' rivolto a un massimo di 40 laureati e no, orientati verso la libera professione, con interesse nei campi dell'arte, della fotografia digitale e della comunicazione visiva. Si parte il 5 marzo, fino al 7 aprile, 80 ore in totale (info: master.indaco@polimi.it, 02-23995966/328-0431822). «Visiting professor» d'eccezione è Franco Vaccari, maestro fin dagli anni Sessanta dell'arte concettuale, che tra i primi vide nella fotografia non più un mero strumento tecnico per riprodurre la realtà, ma un segno, la traccia di un'esperienza. La direttrice del corso, Annalisa Dominoni, che insegna Disegno Industriale al Politecnico, è convinta che la tradizionale antitesi fra tecnologia e arte debba essere superata «anche con progetti, come il nostro, che promuovano mezzi espressivi vicini alla cultura politecnica, in questo caso la fotografia, per indagare lo spazio e favorire una riflessione sinestesica sul territorio». Sinestesia? Una figura retorica che al liceo si incontrava nelle pagine dei «Fiori del male», fra i versi all'assenzio dei simbolisti francesi. Fa strano ritrovarla nel tempio della tecnica, in cui si rincorrono i fenomeni per imbrigliarli in formule.
«Oggi i confini fra arte e design si fanno sempre più fluidi: io stessa, che ho una formazione orientata all'innovazione e mi occupo di space design, partecipando alle missioni spaziali con i miei progetti, ho sempre mantenuto uno stretto legame con l'arte, che aiuta a vedere il mondo con occhi nuovi.

E la forza creativa del design si basa sulla definizione di scenari di progetto in grado di modificare la realtà e offrire punti di vista inediti». Il corso, primo del suo genere al Politecnico, si svolgerà nel format del workshop, con interventi seminariali e laboratoriali e lezioni teoriche.

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