La storia Quelle oasi di silenzio trasformate in caserme

«I chiostri - scrive lo studioso Pierluigi Gerra in un corposo saggio pubblicato tempo fa dal periodico Diocesi di Milano - sono spazi dove alberi e colonnati contrappongono il perfetto gioco dell'architettura all'elemento imprevisto della natura». La presenza di alberi e, spesso, di un pozzo, rivestono infatti un significato simbolico molto forte all'interno di queste aree: «L'acqua - dice per esempio Paola Restani, esperta di storia dell'arte sacra - è purificazione e rinnovamento dello spirito; invece alberi e piante rappresentano la continuità della vita perché il chiostro è il luogo dove il monaco, protetto dalle intemperie, dal sole e dal vento, passeggia in silenzio mantenendo comunque un contatto fisico con la natura e con il cielo».
Concepito come il nucleo della vita pratica e meditativa dei religiosi, il chiostro è il centro della comunità monacale intorno a cui si svilupparono chiesa, biblioteca, sala capitolare, refettorio e celle. È il luogo dove l'uomo può incontrarsi col divino attraverso la meditazione, il canto, la preghiera e la lettura.

Purtroppo moltissimi chiostri seguirono la sorte dei monasteri che con Maria Teresa d'Austria prima e Napoleone poi, vennero demoliti oppure trasformati in caserme a partire dal 1790. Nel XVIII secolo a Milano c'erano ancora 39 monasteri maschili e 34 conventi femminili.

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