È finita con Francesco Totti portato a braccio sulla pista datletica (a quando la Totti-mobile?), una bandiera in mano e tutti i compagni, Spalletti e Bruno Conti compresi con indosso la maglia con il suo numero 10. È finita così la partita che ha consegnato la Roma alla storia, con le undici vittorie consecutive del record assoluto raggiunte proprio nella partita più sentita, il derby contro la Lazio, e alla fine della settimana più triste ed esaltante della storia giallorossa recente. E finita con i microfoni a inseguire il capitano coraggioso, con poca voglia di parlare e tanta di festeggiare: «È stata dura stare in panchina ma grazie a questi meravigliosi ragazzi è stato anche molto bello. Ma adesso fatemi andare a festeggiare».
La Roma ha battuto 2-0 la Lazio ma nessuno ha voglia di raccontare gli aspetti tecnici di una partita giocata non bene ma vinta comunque di pura volontà, come alla Roma è accaduto spesso in questo febbraio che muore. Cosa porterà marzo nessuno lo sa, ma nessuno ha voglia di pensarci. Né il presidente Francesco Sensi commosso come nemmeno il giorno dello scudetto. A spiegare i suoi sentimenti prova Alberto Aquilani, autore del gol del 2-0: «Non ho paragoni per dire quello che provo, è il sogno che avevo da quando sono nato. Il mio pensiero è andato subito a Totti, che mi ha sempre aiutato. Ma voglio dedicare questo gol alla mia famiglia e a Sammy Kuffour che mi aveva pronosticato il mio gol». Felicissimo anche Christian Panucci: «Questa è storia - urla il difensore, che ha sfiorato il gol di testa - vincere undici partite non era mai successo. A Roma ho vinto poco ma le emozioni che mi ha dato questo pubblico non lho mai provate. Non è stato un derby facile, la Lazio ha fatto unottima partita ma noi siamo stati bravi a sfruttare le occasioni». Di «momento indimenticabile» parla Amantino Mancini, che elogia lo spirito di gruppo: «Siamo ragazzi umili, che corrono tutti».
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