Veniamo subito ai fatti: i1 22 luglio 1944, alle ore 8,30 i pochi soldati tedeschi, rimasti a San Miniato prima della ritirata, incalzati dalle potenti armate alleate, ordinano alla popolazione rimasta «in loco» il concentramento nelle piazze di San Domenico e del Duomo. All'interno della Cattedrale si riunisce circa un migliaio di persone; dapprima solo anziani, donne e fanciulli ed in seguito anche uomini.
Verso le 10 della mattina un intensissimo fuoco dell'artiglieria alleata colpisce la chiesa in diversi punti: Un obice, che esplode nella navata provoca 58 morti fra cui donne e bambini. Alla fine della seconda guerra mondiale alcune (forse pilotate sentenze) accusano i soldati tedeschi, ma già allora qualche testimone raccontava di un errore della artiglieria americana. Fu subito considerata una strage nazifascista. Ebbene tutto un «bluff» e difatti a distanza di ben 60 anni dall'evento il procuratore militare di La Spezia, evidentemente un magistrato scrupoloso, ma anche assai coraggioso, Marco De Paolis, ha assolto i tedeschi per quella tragedia. Una doccia fredda, anzi ghiacciata, ma anche meritata per i sinistrorsi registi fratelli Taviani (rimedieranno, non ci credo!), che nel loro falso film, intitolato «La notte di San Lorenzo», in un fantasioso clima di pseudo verità storica tirarono anche in ballo la persona del Vescovo della cittadina, presentandolo come un filo-nazista ed anche corresponsabile dei rastrellamenti antipartigiani.
Spiegando il decreto di archiviazione del procedimento sul «supposto crimine di guerra» si nota: «Nel provvedimento ritenni verosimile e pertanto accolsi l'ipotesi sostenuta da esperti e storici circa la insussistenza di una azione criminale condotta dai tedeschi in danno alla popolazione civile di San Miniato, ritenendo invece preferibile accogliere la tesi di un errato svolgimento di un tiro di artiglieria delle truppe alleate».
Fu una vera disgrazia, una sfortuna o un infausto incidente e non una premeditata, voluta strage. È da notare che il fascicolo contro i tedeschi era stato aperto su richiesta di Giuseppe Chelli, un sanminiatese, che nella strage aveva perso un fratello. Ne seguì una serie incredibile di storture, stravolgimenti ed insabbiamenti a partire da quella instaurata dal Sindaco di San Miniato, Emilio Bogliani, partito nella seconda guerra mondiale come grande e fanatico fascista e poi arruolato nei servizi segreti americani, quindi misteriosamente scomparso in Argentina.
Questa nuova notizia smantella ancora una volta il mito della retorica antifascista e resistenziale, almeno di una sua parte e mi pare valga la pena di raccontarla su il nostro «Giornale» per nulla peraltro volendo sminuire i meriti della parte seria e severa della resistenza, vedi ad esempio Aldo Gastaldi, «Bisagno» ed Edgardo Sogno «Franchi».
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