Storia d'assalto

Belisario, il "fulmine di guerra" dell'Impero

Il 2 marzo del 537 iniziò l'assedio a Roma. Capolavoro militare di Belisario, generale bizantino che fu artefice del tentativo di rinascita dell'Impero

Il Bélisaire di François André Vincent, 1776.
Il Bélisaire di François André Vincent, 1776.

Il 2 marzo 537 Roma fu cinta d'assedio dagli Ostrogoti nel cuore della guerra gotica che vedeva l'Impero romano d'oriente confrontarsi con i dominatori dell'Italia: la Città Eterna, ridotta da secoli di declino all'ombra di sé stessa, fu salvata dal genio militare di Belisario, fulmine di guerra bizantino e padre della "rinascita" di Costantinopoli, nel cuore della Renovatio Imperii di Giustiniano.

In un anno di assedio, Belisario fiaccò e mise alle strette gli Ostrogoti di Vitige, si trasformò da assediato in artefice di una guera asimmetrica e di logoramento, fece dell'attacco la migliore difesa. Nel cuore della guerra gotica, che precipitò l'Italia in diciotto anni di scontri (535-553) conclusi dalla vittoria finale bizantina l'assedio di Roma è l'episodio più studiato in un conflitto oscuro in cui la carenza di fonti lascia molti vuoti storiografici. Procopio di Cesarea, cantore dell'era di Giustiniano, ci ha lasciato la testimonianza oculare di un anno di campagna militare durante la quale Belisario sconfisse gli assedianti goti.

30mila guerrieri ostrogoti cinsero d'assedio Roma, occupata a fine 536 da Belisario, generale nativo dell'odierna Bulgaria, uomo di fiducia di Giustiniano per la corsa alla ricostruzione della sfera di dominio di Roma sotto la sfera d'influenza della sua erede, Costantinopoli. Belisario attese dunque Vitige a Roma, demolì il Ponte Salario, aprì agli Ostrogoti la strada per un confronto diretto e poi si ritirò nella città da poco liberata. La strategia era duplice. Da un lato, serviva la necessaria fermezza per chiamare alle armi la corte di Costantinopoli. Dall'altro, era necessario sfidare i goti a un tipo di guerra a cui non erano abituati. Belisario si trincerò a Roma e scrisse a Giustiniano: "Secondo i vostri ordini, sono entrato nei domini dei Goti, e ho ridotto alla vostra obbedienza l’Italia, la Campania, e la città di Roma. […] Fin qui abbiamo combattuto contro sciami di barbari, ma la loro moltitudine può alla fine prevalere. […] Permettetemi di parlarvi con libertà: se volete che viviamo, mandateci viveri, se desiderate che facciamo conquiste, mandateci armi, cavalli e uomini. […] Quanto a me la mia vita è consacrata al vostro servizio: a voi tocca a riflettere, se […] la mia morte contribuirà alla gloria e alla prosperità del vostro regno".

Trincerarsi a Roma, chiamare gli Ostrogoti all'assedio era per Belisario un modo per non disperdere buona parte delle sue forze e concentrare su un obiettivo le disorganizzate turme dei barbari. Lasciando dunque libere di rifiatare le guarnigioni bizantine a Napoli, Cuma e le altre città occupate. Un assedio autoimposto che si rivelò un disastro per gli Ostrogoti. La cavalleria bizantina, per un anno intero, bersagliò i sette accampamenti di Vitige costruiti attorno Roma. 1.600 mercenari giunti da Costantinopoli rafforzarono il corpo di spedizione bizantino mentre da Roma Belisario, a costo di una grande sofferenza per i civili, continuava la strategia di inchiodare i Goti alle mura della Città Eterna.

Guerra asimmetrica e guerra di logoramento: così letta con le dottrine odierne potrebbe essere analizzata la strategia di Belisario. Asimmetrica, perché la deviazione di forze gote dal resto del teatro italiano le portò a arenarsi sotto Roma esponendole agli attacchi degli arcieri a cavallo bizantini. Di logoramento, inteso come atto militare e politico, perché l'approssimarsi dell'inverno 537 fu salutato dai guerrieri goti con stanchezza e esaurimento, mentre Procopio guidava una spedizione da Napoli per rifornire di viveri Roma. Alla fine, le forze accumulate da Belisario alle spalle di Vitige furono sfruttate dal prefetto Giovanni per conquistare il Piceno e le Marche, spingendo a un anno dall'assedio Vitige a togliere l'assedio. Quello di Belisario a Roma è un raro caso di assedio volutamente costruito per ingannare un nemico e evitare a una potenza in guerra di essere travolta dall'inferiorità numerica nei confronti del nemico.

La guerra gotica avrebbe potuto risolversi in una tragica rotta per Costantinopoli se Vitige avesse affrontato le varie guarnigioni separatamente, eliminandone una a una. L'assedio di Roma fece rifiatare le retrovie, concentrò l'avanzata bizantina a Est in Italia, salvò Roma dalla riconquista. Il fulmine di guerra di Belisario colpì i Goti. E prima che l'Italia vedesse l'alternanza tra Belisario e il suo rivale Narsete, che finì la guerra, Costantinopoli poté continuare a programmare la riconquista della penisola. Destinata a impiegare lunghi anni di guerra che costarono atroci sofferenze alla Penisola. Ma che mantenne l'Italia nella sfera della romanità.

Fino ai giorni nostri.

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