Stracquadanio: "Il paragone con Boffo? Provocazione"

Il parlamentare del Pdl si difende: "Il trattamento Boffo? Una provocazione voluta, una metafora"

Roma - «Il “trattamento Boffo”? Una provocazione voluta, una forzatura, una metafora. Ho scelto di essere politicamente scorretto perché volevo che le mie dichiarazioni avessero un’eco mediatica». Giorgio Stracquadanio chiarisce quanto dichiarato nell’intervista al Fatto dove, parlando del presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha auspicato per lui un «trattamento Boffo» a proposito della vicenda che vede protagonista il fratello della compagna di Fini, Elisabetta Tulliani, per la casa che possiede a Montecarlo. «Boffo si è dimesso dall’Avvenire per il martellamento del Giornale, anche su Fini eserciteremo una pressione costante», aveva detto Stracquadanio. Dichiarazioni definite dal vicepresidente del Pdl, Osvaldo Napoli, «una sbandata di quelle che capitano quando si entra nel calor bianco della polemica politica», Napoli ricorda pure che «a Boffo a suo tempo sono andate le scuse di Feltri e nelle parole di Feltri si riconosce ogni persona civile».

Onorevole Stracquadanio, allora che cosa intendeva con trattamento Boffo?
«È soltanto una provocazione mediatica. Si tratta di un paragone improprio. Feltri era in buona fede e poi ha chiesto scusa. Ho parlato di Boffo perché pontificava quotidianamente, facendo la morale a tutti. Allora quando ci si erge a moralisti occorre essere inattaccabili. Ma se avessi fatto soltanto una affermazione generica sarebbe caduta nel vuoto, ero sicuro che invece ripescando il caso Boffo tutti avrebbero ripreso le mie dichiarazioni».

Ha ottenuto il risultato sperato?
«Beh, ne stanno parlando tutti. Avvenire mi ha attaccato duramente. Ma se davvero volevano riparare con Boffo avrebbero potuto reintegrarlo nella sua posizione, eppure non lo hanno fatto. Comunque ripeto, il caso Boffo non c’entra. Volevo sottolineare come molti si ergano a moralisti però a singhiozzo, a seconda delle opportunità».

Si riferisce a...?
«Il ministro Claudio Scajola si è dimesso in seguito a una campagna mediatica, non era indagato, non c’è nulla a suo carico. Si parlava di una casa e la risonanza è stata enorme al punto che ha dovuto lasciare il ministero. Altri hanno questioni di case non chiarite eppure non mi sembra se ne facciano un problema. Anzi pontificano sulla moralità altrui».

Si riferisce a Fini?
«Mi riferisco a chiunque a qualsiasi livello. Adesso assistiamo ad un’altra invenzione mediatica: la P3. Distinguiamo le chiacchiere dai fatti. Scajola si è dovuto dimettere. Dovremo assistere ad altre dimissioni sulla base di invenzioni?»

A proposito di dimissioni: dovrebbe darle anche Fini da presidente della

Camera?
«Fini è stato eletto sulla base di un accordo politico che poi ha smantellato. È stato politicamente sleale. Potrebbe dimettersi e poi farsi rieleggere coi voti dell’opposizione forse avrebbe pure i numeri».

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