«Strada è diventato intoccabile Chi lo critica è subito bacchettato»

«Gino Strada sembra la Madonna, di cui non si può discutere la verginità. E qualcuno del centro sinistra è d’accordo». Il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, si leva qualche sassolino dalla scarpa adesso che i tre di Emergency sono in Italia. «I carabinieri dei Ros, su mandato della procura di Roma, li sentiranno. Auspico che indaghino a fondo su chi ha portato le armi nell’ospedale e su cosa è realmente accaduto. Li abbiamo tolti dalle mani degli afghani, ma ora va fatta chiarezza». Il sottosegretario del governo Berlusconi puntualizza che «agli occhi dell’Isaf (la missione militare della Nato in Afghanistan, nda) e dei servizi afghani, Emergency è tutt’altro che neutrale. Penso che le ong debbano attenersi alla regola della neutralità, soprattutto se la invocano per i loro operatori» finiti nei guai.
Non solo: «Il dottor Strada ha dedicato la sua vita a fare del bene, ma se in Afghanistan denuncia l’aggressione militare della Nato bisogna ricordargli che non usa la stessa veemenza in Sudan. A Khartoum ha fondato un ospedale all’avanguardia e non mi risulta che si scagli molto contro il presidente sudanese, Omar Al Bashir, che è rincorso da un mandato internazionale per crimini di guerra nel Darfur». Mantica punta il dito anche contro «un meccanismo di solidarietà che mitizza Strada ed Emergency». Chi critica il Gino nazionale è subito bacchettato: «Maurizio Costanzo mi ha attaccato su un giornale chiedendo con che diritto parlavo. A parte che sono sottosegretario agli Esteri, ma avevo solo fatto presente che alcune frasi di Strada, di carattere politico, non aiutavano gli sforzi per riportare a casa i tre».
Il rappresentante del governo stigmatizza pure «l’apparizione in video a Tg3 Linea notte, della giornalista Rai, Giovanna Botteri, da New York, con il distintivo di Emergency in bella mostra».


Per Mantica sono esempi della trasformazione di Strada in un’icona «intoccabile che non scende mai dal piedistallo. Ci sono, però, altri che fanno del bene, sottovoce, sempre a Kabul, come Alberto Cairo della Croce rossa internazionale».

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