«Io non ho un ca... da dire, niente». C’è un nuovo capitolo sul supertestimone della strage di Erba, che secondo l’accusa avrebbe riconosciuto subito Olindo Romano come uno degli autori della strage di Erba. Due intercettazioni, stralciate dall’accusa in primo grado perché considerate «irrilevanti» sono clamorosamente rispuntate fuori alla vigilia dell’udienza finale al processo d’appello di Milano per la mattanza dell’11 dicembre 2006 e pubblicate sull’ultimo numero del settimanale Oggi, in edicola oggi. Audio che la difesa ha intenzione di presentare al processo.
È il 22 dicembre del 2006. Una settimana prima, il 15 dicembre, Frigerio aveva descritto il suo aggressore come un uomo «mai visto prima, di carnagione olivastra» e di probabile «etnia araba» perché ha il colorito scuro («non nero, olivastro», ripete) ed è 10 cm più alto di lui. Senza mai fare il nome di Olindo. Sono passati due giorni dal colloquio del 20 dicembre con il maresciallo dei carabinieri Luciano Gallorini, nel quale il comandante della stazione di Erba insiste nell’ipotizzare un coinvolgimento di Olindo, ottenendo molti no e un mezzo «ni» in mezzo a mille dubbi, Frigerio non fa il nome dell’aggressore. Mai. Gallorini parla di Olindo, più volte: «L’avrebbe saputo se era l’Olindo?». «Se lo vedesse sarebbe in grado di riconoscerlo?». E ancora «poteva essere l’Olindo?», poi si congeda dicendo «ho capito, pensava ad altra gente».
Frigerio è in ospedale con i figli e l’avvocato Gabrielli. Nella stanza d’ospedale ci sono le microspie. Gabrielli è appena stato in Procura e al Ris di Parma che sta analizzando due accendini su cui forse possono trovare del dna. «Speriamo», dice con un filo di voce Frigerio. I due parlano per oltre venti minuti. Il nome di Olindo non viene mai fatto, e si capisce che tutti brancolano nel buio. Gabrielli è costretto a insistere: «Cerchi di rivivere quel giorno, come un film, magari se le viene in mente qualcosa che può essere utile. Faccia uno sforzo, abbandoni quell’ultimo momento». Frigerio non ricorda proprio nulla. Gabrielli parla di Azouz Marzouk, dei litigi con Raffaella. La voce di Frigerio quasi non si sente, ma lui risponde. «Ma lei si ricorda di questo viso qua si ricorda il viso o si ricorda solo una particolarità del viso...». Si sente un sussurro. E il legale: «I capelli? Tirati in avanti così? - dice ripetendo le parole del superteste - però corti... non era stempiato, pieno quindi...». Poi il congedo: «Se le viene in mente qualcosa mi raccomando mi faccia sapere».
Due giorni più tardi, alla vigilia di Natale, la figlia di Frigerio, Elena, viene avvertita che a Santo Stefano arriveranno i pm in ospedale. Lo dice al fratello e al padre, sempre intercettato. «Ma perché c’è qualcosa?» dice la donna al padre e al fratello. Le parole di Frigerio le ripetono i figli: «Io non c’ho un ca..o».
Il giallo sul «vero» riconoscimento del superteste, che avverrà formalmente solo il 26 dicembre, mentre il 2 gennaio Frigerio chiamerà Olindo «Ottolino», come si sente nel video girato dalla Procura di Como, potrebbe convincere la Corte a riaprire il dibattimento. Perché quel riconoscimento, in realtà, non aveva mai convinto fino in fondo nemmeno i pm, almeno in quei convulsi giorni. «Sappiamo che il nome di Olindo gliel’hanno fatto i carabinieri. Non si faccia condizionare», diranno a Frigerio i magistrati di Como alle 11 del mattino del 26 dicembre, come si legge dalla trascrizione dell’interrogatorio. «Non deve avere paura di noi - dice il pm Massimo Astori a Frigerio - come ha paura dei carabinieri. Fanno il loro lavoro, noi il nostro». Anche questa trascrizione era rimasta segreta. «L’Olindo? Ma è sicuro?», insistono i magistrati. Frigerio annuisce, parla con un filo di voce che chi compila il verbale di trascrizione non riesce a interpretare compiutamente. I pm si spazientiscono: «Senta signor Frigerio, si dimentichi quello che le han detto i carabinieri. Non rimanga condizionato, perché sa...». Il 26 dicembre, dunque per la prima volta, il nome di Olindo salta fuori, sebbene i pm siano un po’ sorpresi. Ma che cosa è successo nelle 48 ore precedenti che ha convinto Frigerio?
felice.manti@ilgiornale.it
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Questo è l'audio dell'intervista del 21 novembre 2007 di Felice Manti all'avvocato di Mario Frigerio, Manuel Gabrielli, di cui si discuterà domani al processo d'appello per la strage di Erba a Milano e nella quale il suo stesso legale solleva dei dubbi sulle contraddizioni nel riconoscimento del suo assistito. L'intervista è stata pubblicata sul Giornale del 22 novembre. Ecco la trascrizione integrale.
Conversazione tra Frigerio, l'avvocato Gabrielli e i figli: ascolta
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Conversazione tra Frigerio e i figli: ascolta
Intervista all'avvocato Gabrielli: ascolta
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