Ho letto l'ottimo articolo di Maria Vittoria Cascino sulla mancata difesa degli abitanti di Sant'Anna di Stazzema da parte dei partigiani. Sarebbe bastata una raffica in aria, i Tedeschi si sarebbero appostati in difesa e gli ostaggi, o quantomeno buona parte di essi, non più sorvegliati avrebbero trovato scampo. Sappiamo invece, tragicamente come è andata. Gli «eroi» sono rimasti a guardare.
Ma v'è di peggio: sul libro di Giorgio Pisanò «Sangue chiama sangue» e più diffusamente su «Storia della guerra civile in Italia» si narra che i partigiani non si limitarono ad osservare ma alcuni di essi, a strage compiuta, scesero dai nascondigli per depredare i cadaveri di collanine, medagliette e fedi d'oro. Francamente la cosa mi sembrava un po' incredibile, tanto è grave, ma ho dovuto ricredermi. Alcuni giorni orsono mi sono recato a Forte dei Marmi per assistere alla presentazione del libro di Giampaolo Pansa «Sconosciuto 1945».
Dopo la strage, i partigiani sciacalli
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