Politica

Strage di Linate, assoluzioni e sconti

Claudio De Carli

da Milano

Appena il giudice Antonio Caccamo della quarta sezione d’Appello ha letto la sentenza di assoluzione per Francesco Federico e Vincenzo Fusco, l’unico sopravvissuto della strage dell’8 ottobre 2001, Pasquale Padovano, ha preso un altro colore: «Questa non è giustizia», ha urlato al giudice.
Tensione, nuove urla, parenti delle vittime che si facevano sotto, avvocati che tentavano di riportare la calma, l’aula del tribunale di Palazzo di Giustizia che ribolle.
Ricordare quel giorno è un tormento pesante, mai quanto il dolore di chi ha perso una persona cara: un «Cessna» che non poteva e non doveva atterrare sull’unica pista di Linate si ritrova a chiedere l’autorizzazione al decollo, quando un aereo di linea scandinavo «Sas» sta facendo altrettanto. È la prima giornata di nebbia a Milano, la visibilità non supera i 50 metri, il radar di terra non funziona, i due aerei si incrociano, in queste condizioni il crash è inevitabile e avviene alle otto circa del mattino. Dopo la collisione il Sas continua la sua corsa e finisce a 200 all’ora nel toboga dello smistamento bagagli dell’aeroporto: 118 morti. Quasi cinque anni dopo si chiude il processo di appello per quattro imputati e altri quattro che avevano chiesto il rito abbreviato. Due condanne cancellate, una confermata e una ridotta: queste le principali decisioni prese dalla corte d’Appello dopo tre ore e mezza di camera di consiglio.
In sede di Appello il procedimento era diviso in due tronconi andati contemporaneamente a sentenza, uno con il pm Sinagra, l’abbreviato con Celestina Gravina.
L’unica condanna confermata è quella a sei anni e sei mesi che il tribunale aveva emesso nei confronti dell’ex amministratore delegato dell’Enav, l’ingegner Sandro Gualano, mentre per il controllore di volo in postazione ground Paolo Zacchetti la condanna è stata ridotta da otto a tre anni. Assolti invece i direttori delle strutture aeroportuali milanesi Francesco Federico e Vincenzo Fusco che in primo grado avevano subito condanne a sei anni e sei mesi e a otto anni di reclusione. Questa la decisione per quanto riguarda il filone di imputati giudicati con il rito ordinario.
L’altra sentenza relativa ai quattro imputati che, in primo grado, erano stati giudicati dal Gup con il rito abbreviato, ha visto la condanna dell’ex direttore generale dell’Enav Fabio Marzocca a 4 anni e 4 mesi, mentre tre anni ciascuno sono stati inflitti ai dipendenti Sea Antonio Cavanna e Giovanni Lorenzo Grecchi che dopo il primo grado erano stati assolti come Sandro Gasparrini al quale però la corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del pm a tale sentenza.
Quando il presidente ha letto la parte relativa alle due assoluzioni, in aula è scoppiato il finimondo, il giudice Antonio Caccamo è stato costretto a bloccarsi. Pasquale Padovano, pluriustionato, 45 interventi subiti, un uomo che dopo aver preso fuoco dentro a quel toboga ha trascorso più tempo in anestesia che da lucido, era esasperato.
«Le sentenze non vanno giudicate, e poi aspettiamo le motivazioni», dice uno degli imputati in aula. Ma questa sentenza ha in sé una motivazione palese: sono stati inchiodati alle loro responsabilità i vertici dell’Enav, l’ente nazionale di assistenza al volo. I giudici hanno voluto colpire le falle del sistema perché quel mattino non fu un singolo a sbagliare ma tutto il sistema a non fare nulla per impedirgli di sbagliare.

All’ex amministratore delegato Sandro Gualano 6 anni e mezzo, all’ex direttore generale Fabio Marzocca 4 anni e 4 mesi, a Nazareno Patrizi responsabile regionale 3 anni, a Raffaele Perrone responsabile del centro assistenza 3 anni, a Santino Ciarniello responsabile del traffico aereo 2 anni e 8 mesi: tutti dirigenti Enav.

Commenti