
È stato sentito ieri nella prima udienza del processo abbreviato davanti al giudice Paola Ghezzi del Tribunale per i minorenni Riccardo Chiarioni, che a 17 anni nella notte fra il 31 agosto e il primo settembre scorsi ha ucciso con 108 coltellate il padre, la madre e il fratello di 12 anni nella loro villetta a Paderno Dugnano (nella foto, la famiglia).
Da quanto si è saputo, il ragazzo che ora ha 18 anni ha ripercorso ancora una volta la strage senza un vero movente e soprattutto ha parlato di ciò che sta facendo nel carcere minorile, del percorso che sta seguendo e degli studi che sta cercando di portare avanti preparandosi per gli esami di maturità. Una perizia in incidente probatorio di Franco Martelli, specialista in psichiatria e in criminologia clinica, discussa in udienza il 4 aprile, ha stabilito che il giovane era parzialmente incapace di intendere e di volere quando sterminò la famiglia, dopo che a casa quella sera c'era stata la festa per il compleanno del papà. Il 17enne, stando a quanto riportato nell'accertamento psichiatrico, viveva tra realtà e «fantasia», voleva rifugiarsi in un mondo fantastico, che lui chiamava della «immortalità», e per raggiungerlo nella sua mente era convinto di doversi liberare di tutti gli affetti.
Per il consulente della difesa, lo psichiatra Marco Mollica, il ragazzo era totalmente incapace di intendere e volere. Il perito nominato dal gip aveva anche evidenziato la necessità di cure specifiche e il 23 maggio si deciderà proprio il tipo di percorso più adatto.
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