Un paio di mesi fa i romeni con diritto di voto alle elezioni comunali si potevano contare sulle dita delle mani. Letteralmente. Otto su una comunità di circa diecimila residenti in città. Colpa della disinformazione? Può darsi. Ma a marzo il Comune ha provveduto a contattarli uno a uno, ha inviato una lettera a domicilio, per ricordare che «la nostra legge nazionale riconosce il diritto di voto ai cittadini di un Paese dell’Unione Europea residenti a Milano». Per esercitarlo bastava presentare la «domanda di iscrizione alle liste elettorali aggiunte», perchè non è automatica come per gli italiani, ma l’assessore ai Servizi civici Stefano Pillitteri ha chiesto agli uffici di inviare in allegato anche il modulo da compilare, precisando che si poteva restituire di persona, a mezzo posta, anche via fax o via e-mail. Niente di più facile per ottenere la tessera elettorale e presentarsi alle urne il 15 e 16 maggio per scegliere il proprio sindaco. Ma alla scadenza del 5 aprile, sorpresa, l’elenco speciale contava appena 678 romeni sempre - è bene ricordarlo - sui diecimila che vivono in città. Anche dalle altre comunità la risposta all’invito è stata scarsissima, Palazzo Marino ha inviato un totale di 22mila lettere ai cittadini Ue che si trovano temporaneamente a Milano (dai tedeschi ai francesi, spagnoli ecc.) ma voteranno in appena 1.437. La risposta più attesa ovviamente era quella dei romeni, sono la comunità straniera più presente. Ma «il dato è inferiore al 10 per cento - osserva Pillitteri -, noi la nostra parte l’abbiamo fatta non possiamo essere rimproverati». Nel 2006 «avevamo fatto ricorso a spot e manifesti per informare i comunitari sul diritto di votare alle comunali, ma a fronte della spesa la risposta era stata scarsissima. Questa volta abbiamo inviato una lettera a tutti, il canale in assoluto più efficace, e potendo rimandarci il modulo anche via fax o posta elettronica lo sforzo era davvero minimo». Il percorso di integrazione «implica evidentemente un decorso di tempo - osserva -. Credo che negli anni a venire il voto straniero peserà sul risultato elettorale, ma alcuni passaggi sono necessari, la conoscenza della lingua, le leggi e le regole che governano una città».
Certo questa volta lo sforzo era minimo, rispetto al 2006 non bisognava neanche procurarsi il modulo, è arrivato nella cassetta, bastava compilarlo e rispedirlo al mittente. Forse farà più fatica a giustificare il disinteresse dei romeni quella sinistra che si fa portavoce dell’integrazione e del diritto di voto esteso anche agli extracomunitari.
In compenso, sia nella lista del Pdl che in quella civica per Giuliano Pisapia puntano a un posto in consiglio comunale due candidati di origine romena. Valentin Valdman, figlio di Traian parroco della chiesa ortodossa romena di Milano, corre con il centrodestra. Ingegnere, ha 32 anni ma fa politica già da dieci e dal 2006 era in consigliere in zona 1.
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