Stranieri in classe: «Gli eccessi frenano la vera integrazione»

In alcune scuole romane i bambini non italiani sono più numerosi

«Esistono realtà dove il rapporto numerico tra bambini stranieri e bambini italiani nelle scuole italiane è di 7 a 3. Abbiamo scuole, ad esempio nelle grandi metropoli come Roma, Torino o Milano, dove in alcuni quartieri la presenza di studenti stranieri è prevalente. Non si tratta di un problema di diritto all’istruzione, un dato acquisito che dobbiamo non solo accettare, ma difendere e valorizzare, ma si tratta di capire se questo tipo di concentrazione di studenti stranieri in alcune classi favorisca o meno l’integrazione di queste comunità. Noi crediamo di no, perché troppo spesso tali fenomeni conducono ad una ghettizzazione degli stessi stranieri, che viene peraltro accompagnata da difficoltà di apprendimento anche degli studenti italiani». Ad affermarlo è Marco Marsilio, deputato del Pdl-An e componente della commissione Bilancio, presentando un ordine del giorno collegato al decreto Gelmini, che oggi sarà votato in aula.
«In particolare - sottolinea il deputato del Pdl - ricordiamo la scuola elementare Pisacane, al Pigneto, dove 130 studenti su 170 sono stranieri; oppure la scuola Di Donato, nel rione Esquilino, dove studenti di almeno quaranta nazionalità diverse raggiungono e superano il 50 per cento degli iscritti e, in alcune classi, costituiscono il 60-70 per cento degli iscritti; ma lo stesso si può dire, con ulteriori indagini fatte, delle scuole di San Salvario a Milano e di altre scuole sempre a Milano e Torino. I docenti, inoltre, si trovano di fronte a problemi nuovi, che spesso non sanno affrontare o per i quali non sono stati formati, con bambini che non sanno parlare la nostra lingua e con evidenti problemi di integrazione.

Bisogna pensare quindi - sostiene Marsilio - ad una diversa distribuzione degli studenti stranieri nelle classi, per favorirne un reale inserimento e garantire un apprendimento completo sia a loro che agli studenti italiani».

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