Stranieri, per quasi 300mila il vitalizio è «made in Italy»

Anche 18mila assegni sociali a immigrati senza reddito «ricongiunti» a parenti che lavorano nel Paese

da Milano

Sono 285mila le pensioni che l’Inps paga ai cittadini nati all’estero: la stragrande maggioranza dei quali ha mantenuto la residenza in Italia, anche dopo aver cessato di lavorarci. E ancora, centomila fra questi provengono dai Paesi dove l’immigrazione è a getto continuo: fra i primi, Romania, Albania e Marocco.
È la fotografia che emerge dal secondo rapporto su immigrati e previdenza dal titolo «Regolarità, normalità, tutela», redatto dall’Istituto nazionale di previdenza sociale insieme alla Caritas. Dagli archivi dell’Inps risulta che gli immigrati assicurati sono quasi un milione e mezzo (per l’esattezza, 1.471.000), di cui quasi la metà proviene dall’Europa dell’Est.
Al primo gennaio 2006, in Italia sono state erogate prestazioni pensionistiche a 225.775 cittadini nati all’estero, extracomunitari e no: nel conto rientrano anche i cittadini italiani figli di emigrati - per lo più nell’America del Sud - rientrati nella terra di origine. Nonché tutti i cosiddetti «lungosoggiornanti», coloro cioè che sono titolari di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato.
Nel dettaglio, sono 95.843 le pensioni di anzianità e vecchiaia: queste ultime soprattutto, dal momento che non sono molti gli immigrati - anche per l’elevata percentuale di lavoro nero - che riescono a raggiungere i requisiti richiesti per la pensione di anzianità, ossia 57 anni di età (58 per gli autonomi) e 35 anni di contributi, mentre per la vecchiaia ne bastano 20, purché si abbiano almeno 60 anni per gli uomini e 65 per le donne. Lo conferma l’età media dei titolari, superiore ai 72 anni: il trattamento percepito è mediamente di 910 euro al mese.
Sono invece 19.162 le pensioni di invalidità e 34.328 quelle di invalidità civile: infine, ci sono 58.033 pensioni erogate ai superstiti, per un importo medio mensile che supera di poco i 500 euro.
Un caso a parte è rappresentato dagli assegni sociali, in tutto 18.409: si tratta infatti di una prestazione assistenziale, e non previdenziale, che spetta a chi ha compiuto i 65 anni e non ha reddito. Nella stragrande maggioranza dei casi, per quanto riguarda gli stranieri, si tratta del frutto dei cosiddetti ricongiungimenti familiari: in altri termini, il lavoratore immigrato chiede di far venire presso di sé i genitori, i quali ottengono poi il permesso di soggiorno a tempo indeterminato, dichiarando di essere mantenuti dai figli. Salvo poi, al 65° compleanno, chiedere - e ottenere, in quanto privi di reddito proprio - l’assegno sociale.
La cifra è intorno ai 400 euro al mese: non molti, certo. Ma neanche pochi, per chi magari è tornato a vivere in Albania, o in Romania.

Certo, i controlli per verificare che il beneficiario dell’assegno risieda, come prescritto, in Italia, vengono fatti, a campione e in collaborazione con gli enti locali. Ma evitarli non è certo impossibile: l’Europa dell’Est, si sa, è a portata di pullman. E il ragionevole dubbio resta.

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