Lo strano Club dei 27: i verdiani a numero chiuso

Parma, tante persone quante le opere del Maestro. Si riconoscono coi nomi dei loro eroi

nostro inviato a Parma
«Piacere, Giovanna D'Arco!». Può succedere, a Parma, luogo di così tante meraviglie che il meravigliarsi sarebbe un esercizio troppo logorante. Ma risalendo dalla forte mano, tesa verso di me, su su lungo il braccio e fino al volto, mi imbatto in un pizzetto brizzolato, in due baffi anche quelli sale e pepe, e soprattutto in una simpatica faccia padana, inequivocabilmente maschia. Nemmeno il tempo di sorridere, imbarazzato, che altre due mani precedono una seconda e poi una terza persona: «Piacere, Aida!», «Piacere, Trovatore!». Vacillo, quasi intontito, quando il quarto mi stende, presentandosi addirittura al plurale: «Piacere, Vespri siciliani!».
Non è follia, forse è qualcosa - spezia, mistero o anima? - che da queste parti mettono negli anolini o nei culatelli... Sta di fatto che la barbuta pulzella di Orleans è al secolo Fernando Zaccarini, dirigente nel settore sanitario; Aida è il geometra Stefano Bianchi; Trovatore si cela sotto i lineamenti rassicuranti di Giovanni Reverberi, pensionato; mentre i Vespri si sintetizzano nel singolo volto di Umberto Paini. E si potrebbe continuare così, passando dal pacifico Attila di Roberto Caraffini al pallido Otello di Pio Pellacini, fino ad arrivare al numero complessivo di 27 doppie identità.
«Non una di più, perché ventisette sono le opere verdiane originali, inclusa la Messa da Requiem (al secolo Carlo Fontana, ndr), escludendo invece i rifacimenti», spiega Reverberi, il Trovatore. Che quasi a mettere le mani avanti, puntualizza: «È vero, anche i Vespri non sarebbe un’opera, ma è un capolavoro assoluto del Maestro». Reverberi, così finalmente ne capiamo qualcosa, è il presidente di questa accolita di begli spiriti che prende infatti il nome di Club dei 27, con sede al numero 25 di via Farini, nel cuore di Parma, proprio la porta accanto a quella della premiata rosticceria e trattoria «Sorelle Picchi», da dove escono effluvi irresistibili. Più penetranti di un acuto, più forti di un do di petto. Appunto, non è follia, ma probabilmente quel qualcosa che c’è nel culatello.
Il sodalizio, chiamato inzialmente «Appassionati verdiani Parma», era nato nel 1958 per iniziativa di un gruppo di innamorati del Cigno di Busseto. E a ulteriore conferma che in questo benedetto angolo d'Italia il fil rouge della caloria e del carboidrato finisce per legare quasi tutto, il primo promotore era stato, vedi caso, un ristoratore, Mario Medici. Che aveva avuto l’idea di radunare appassionati e loggionisti del teatro Regio inizialmente nel suo locale di allora, la «Grotta Mafalda», e successivamente nel nuovo ristorante che aveva aperto in centro, il «Canon d’or». Una passione, la sua, ma diventata poi anche un’operazione di immagine e promozione per il suo locale.
Di lì la secessione, con la nascita del Club dei 27. Che nel 1985 trova anche la sua sede attuale, una vecchia cantina con i soffitti di mattoni a volta. I ventisette, tutti rigorosamente maschi, si definiscono «melofili», tiene a precisare il presidente. «E non melomani, termine che mi rifiuto perfino di citare, perché vuol dire maniaci, e non appassionati», spiega. Loro, invece, appassionati lo sono al punto da far sparire i propri dati anagrafici (almeno il giovedì sera, quando si ritrovano) dietro quelli di altrettante opere verdine.

Addirittura, nell’elenco ufficiale del Club, le località e le rispettive date di nascita corrispondono a quelle delle prime rappresentazioni. Per esempio Aida, ovvero il quarantenne parmigiano Stefano Bianchi, vicepresidente, risulta così nato al Cairo il 24 dicembre 1871. Centotrentacinque anni portati benissimo!

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