Il risveglio domenicale nella capitale sommersa dalla più grande nevicata degli ultimi 27 anni, paragonabile solo a quella di Pasqua del 1985 e a quella storica del 1956 immortalata da Mia Martini e Franco Califano, è all’insegna di una curiosità quasi fanciullesca. Si aprono gli occhi e ci si affaccia per verificare subito se il palcoscenico romano sia ancora occupato da questa inconsueta ospite che porta allegria e disagi quasi in eguale quantità. La risposta è positiva.
La prova finestra regala la vista di un quartiere Trieste ancora imbiancato, con cumuli di neve ai lati della strada di 10-15 centimetri e Villa Torlonia serrata per il timore di caduta rami. Il secondo rito mattutino è l’ascolto dei notiziari dei canali generalisti e all-news. Qui le cronache sono ricche di vividi e allarmanti particolari, il racconto shock è la regola, l'iperbole è obbligata. Si apprende che Roma sarebbe «una città fantasma e spettrale in cui è impossibile camminare a causa del ghiaccio. Una situazione che costringe a camminare al centro delle strade, in cui gli autobus non passano e i taxi sono fermi». Uno scenario da 11 Settembre. Fuori, a dire il vero, il sole splende alto; la giornata è fredda ma bella e la curiosità di imprimere negli occhi istantanee di una città che per qualche ora ancora indosserà un abito che svestirà poi chissà per quanto è irresistibile.
Così il cronista decide di avventurarsi nella «città spettrale» e concedersi una lunga passeggiata verso il centro per verificare la verosimiglianza dei bollettini di guerra. Il primo tratto è quello più impegnativo. La zona Nord della capitale è quella che ha registrato le precipitazioni più copiose. Ma le strade sono percorribili. Gli autobus scorrono tranquillamente. I marciapiedi sono ridotti maluccio con l’inevitabile miscela di neve, ghiaccio e fanghiglia che invita a non accelerare troppo il passo. Le lastre più compatte si trovano tra Via Alessandria e Via Savoia fino a Piazza Fiume ma la camminata è gradevole e sono molti i portieri e i cittadini che con rastrelli o attrezzi rimediati rompono il ghiaccio di fronte ai loro portoni. Un automobilista toglie una lastra compatta dal tetto della sua auto e guardando il sole si concede un: «Forza sole, porta via ’sta cazzo de neve». Situazione analoga tra Via Piave e Via Bissolati.
Il colpo d’occhio su Piazza Barberini e sulla fontana del Bernini è di quelli mozzafiato, con la neve candida e il ghiaccio sul volto di Tritone. Una perfetta cartolina per questa giornata.
In centro la situazione migliora molto. A Largo Chigi l’unico pericolo reale è quello di beccarsi una palla di neve. A Piazza Montecitorio nessun problema, il ghiaccio resiste soltanto a Piazza Caprera. Un po’ di allarme a Piazza della Minerva per caduta neve da un cornicione. A Piazza Argentina bus e tram sono regolarmente in servizio e alle undici e mezza si contano dodici taxi in fila. «Stamattina ho fatto tre corse. Se non arriva un’altra bufera non ci sarà più alcun problema».
In compenso un bambino porta sulle spalle uno slittino. Alcuni anziani sfoggiano bastoni da neve. Molti indossano tute da montagna e Moon Boot. La situazione non cambia percorrendo il Lungotevere da Via dei Pettinari verso Porta Portese dove si conclude la sfida alla città spettrale, nella quale sta tornando ora dopo ora la normalità.
Sullo sfondo si moltiplicano altre leggende metropolitane. Venerdì sera il Tg3 ha mandato in onda un servizio con l’inviata tra gli automobilisti bloccati tra Raccordo Anulare, Cassia Bis, Flaminia e Aurelia.
Insomma se non si può più dire «nevica governo ladro», cerchiamo almeno di buttarla in caciara.
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