Lo strappo con il centrodestra apre nuove crepe in casa Udc

I vertici locali si spaccano: Puglia e Piemonte per la svolta, Lombardia, Calabria, Sicilia e Veneto vogliono restare nella Cdl. Casini: «Non accetto ultimatum». Berlusconi: «Non ne ho mai fatti»

Adalberto Signore

da Roma

Qualcosa non quadra. Da una parte, infatti, Pier Ferdinando Casini celebra il requiem alla Casa delle libertà ma dall’altra il partito sembra muoversi in modo piuttosto eterogeneo in vista della tornata amministrativa di primavera. Con la Puglia prima regione a mettere in pratica il «nuovo corso» (ieri il capogruppo in Consiglio regionale ha annunciato che la Cdl non esiste più) e la Lombardia prima a disconoscerlo (il suo omologo lombardo ha assicurato che l’alleanza non è in discussione). E se anche il Piemonte sembra apprezzare la svolta di Casini, Calabria, Sicilia e Veneto - con sfumature diverse - lasciano intendere di vederla non proprio così. A livello locale, dunque, l’Udc andrà incontro alle amministrative in ordine sparso. Di qua con la Cdl, di là da sola, da una parte sperimentando alleanze dove magari si faccia a meno della Lega e dall’altra correndo da sola al primo turno per rientrare, nel caso, al secondo. D’altra parte, spiegano da via Due Macelli, «non c’è stato alcun diktat». Insomma - è il ragionamento di Casini - in vista delle amministrative ognuno può valutare e prendere le decisioni che crede più opportune perché la sfida vera sarà quella delle Europee del 2009. Alle quali l’Udc arriverà con alle spalle il congresso che dovrebbe tenersi nei primi mesi del 2007. E allora sì che i diktat ci saranno. E l’ultimatum è stato al centro di uno scambio di battute a «Ballarò» tra Casini e Berlusconi. Con il primo a rimarcato che non accetta aut aut «da nessuno, nemmeno dal Cavaliere» e che non va «in piazza a sculettare dietro a Berlusconi». «Da parte mia - replica l’ex premier collegandosi telefonicamente in trasmissione - non c’è stata nessuna ingiunzione, nessun imperativo categorico. Fare minacce è fuori dalla mia abitudine».
Così, ci sta che il disorientamento della base si ritrovi in parte anche tra i vertici del partito. Con l’ex ministro Carlo Giovanardi che ricorda come solo venerdì scorso la direzione del Veneto abbia votato un documento unitario in cui si riconferma l’alleanza con i partiti della Cdl. «Quella che esprime Casini - spiega Giovanardi - è un’opinione autorevole. Ma io, e non solo io, non la penso così. Questo discorso lo affronteremo al congresso». Tra i più scettici anche Emerenzio Barbieri, membro della Direzione nazionale. «Con l’attuale legge elettorale - spiega il deputato dell’Udc - fare in modo che la Cdl si divida vuol dire garantire alla sinistra la vittoria, a livello nazionale come a livello locale».
Qualche perplessità sulla «svolta», pare avercela pure Salvatore Cuffaro. Il governatore siciliano, infatti, ha sì organizzato la manifestazione di Palermo come gli aveva chiesto Casini ma da giorni pare essere in grande imbarazzo rispetto agli alleati della Cdl. Intanto perché in Sicilia la coalizione è forte e compatta, non solo a livello regionale ma pure in molte amministrazioni locali (e a primavera si vota a Palermo, Trapani e Agrigento). Eppoi perché i rapporti con i vertici siciliani di Forza Italia sono da sempre ottimi, al punto che ieri mattina Angelino Alfano, Roberto Centaro e Francesco Cascio sono saliti sul banco come testimoni a difesa nel processo in cui Cuffaro è accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Qualcosa, però, deve essersi incrinato se Alfano lo accusa di aver introdotto «il germe della discordia» nella Cdl organizzando la manifestazione di Palermo.
Il coordinatore regionale centrista Saverio Romano cerca di abbassare i toni. «In Sicilia - spiega - il centrodestra continua a esistere». Ma, rilancia, dovremmo «esportare a Roma il modello siciliano» (senza Lega e Mussolini). Perplessità, dicevamo, ce ne sono pure in Lombardia. «È vero che la Cdl non esiste più - spiega il capogruppo udc in Regione Gianmarco Quadrini - ma dove abbiamo concorso con gli alleati a sostenere un presidente, non disconosciamo la coalizione». Insomma, l’Udc lombarda «non disconoscerà l’alleanza con la Cdl». Dalla Calabria, invece, arriva l’appello del consigliere regionale centrista Michele Trematerra secondo il quale «una divisione del centrodestra» in Regione «sarebbe l’affermazione del parossismo».
Sposano appieno il «nuovo corso», invece, Puglia e Piemonte. «Da oggi c’è un’opposizione autonoma rispetto alla Cdl», ha detto ieri il capogruppo pugliese Angelo Cera.

Mentre il segretario regionale dell’Udc piemontese Alberto Goffi vede nella «strada intrapresa un’opportunità». «Ora - chiosa Bruno Tabacci che non trova “differenza di percorso” tra Follini e Casini - si può aprire una fase politica molto interessante».

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