Il cerchio non è ancora chiuso, anzi. Allappello, stando a quanto detto tempo fa da Sergio Marchionne, mancherebbero ancora uno-due-tre costruttori. Tra questi uno sarà sicuramente Tata, con cui Fiat già collabora (per Chrysler si spalancherebbero anche le porte di India e aree limitrofe): un motivo in più per «battere» altre azioni ad Auburn Hills; gli altri si chiamerebbero Psa Peugeot Citroën e, per chiudere il cerchio, Bmw o Mercedes (ancora azionista di Chrysler), entrambi forti nelle piattaforme «premium». Ma concentriamoci sui francesi, alleati storici del Lingotto. Insieme le due società realizzano furgoncini (anche nella fabbrica in Turchia che fa capo a Fiat) e monovolume.
Contando le vetture prodotte dai due marchi di Psa nel 2008, cioè 3.379.982, lipotetico megagruppo italo-franco-americano raggiungerebbe 7.769.871 unità, volando in questo modo al terzo posto, alle spalle di Toyota e Gm, nella classifica stilata proprio ieri da PriceWaterhouseCooper. Fin qui le ipotesi, anche se è risaputo che le famiglie Agnelli e Peugeot si stanno parlando, parallelamente ai rispettivi pool di avvocati per vedere come far meglio fruttare, reciprocamente, lantica amicizia a livello industriale. Ma a dare una svolta ai colloqui potrebbe essere ancora Marchionne. Lamministratore delegato della Fiat, con loperazione Chrysler, ha aperto un nuovo fronte strategico: quello dellalleanza basata sulle concessioni. «Ti do quello che ti occorre e in cambio ricevo quote» (il sistema potrebbe funzionare anche viceversa). Che cosa ha bisogno Psa in questo momento? I francesi, da tempo, guardano con interesse il mercato Usa (e laccordo Fiat-Chrysler fa al caso giusto) e lo stesso vale per lIndia (e qui cè Fiat-Tata).
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