Politica

Straw: impossibile negare il legame tra stragi e Irak

Il capo della diplomazia britannica ammorbidisce la linea del premier, che aveva escluso collegamenti tra gli attacchi e la guerra

Gaia Cesare

Un pretesto per compiere delle atrocità inspiegabili. Con fermezza, il premier britannico Tony Blair - a pochi giorni dagli attacchi del 7 luglio - aveva definito il conflitto in Irak un appiglio - basato su una logica «perversa e contorta» - per giustificare la strage. Con la stessa fermezza il premier aveva escluso qualsiasi legame tra gli attentati che hanno colpito Londra e la situazione in Irak, accusando chi sposava questa logica di fare il gioco dei terroristi. Una linea inflessibile quella adottata dal capo di Downing Street e ribadita ieri durante una conferenza stampa con il primo ministro francese Dominique de Villepin
Eppure ad ammorbidire le posizioni del premier ha provveduto domenica il ministro degli Esteri Jack Straw. Il Daily Telegraph la definisce una marcia indietro, di certo si tratta di un aggiustamento che il capo della diplomazia britannica ha affidato ai microfoni della Bbc Radio e che è stato ripreso ieri dal quotidiano conservatore: «È impossibile affermare con certezza» se la guerra in Irak abbia reso il Regno Unito un obiettivo più ghiotto per gli estremisti. Cautela, insomma, da parte di Straw, che tuttavia non si allinea alle posizioni di Blair e ammette per la prima volta che Londra e altre aree del Paese corrono un rischio più elevato a causa del conflitto in Irak.
Secondo il Telegraph - che cita fonti vicine agli ambienti governativi - alcuni ministri dell’esecutivo sono convinti che le posizioni del capo del governo vadano riviste, anche alla luce dei recenti sondaggi. A pochi giorni dall’attacco era stato uno studio del Royal Institute of International Affairs a scatenare la polemica, affermando che le avventure militari in Irak e Afghanistan hanno creato terreno fertile per l’attacco contro Londra. Poco dopo, il rapporto ha trovato conferma in un sondaggio del Guardian, secondo cui il 72 per cento degli inglesi vede un collegamento causa-effetto tra la questione irachena e il terrorismo che ha colpito il Regno Unito. E la lista dei sostenitori della tesi che vede le bombe di Londra legate a Bagdad non si ferma qui. L’ex ministro degli Esteri britannico, Robin Cook, si è spinto ad affermare che l’invasione irachena ha «indubbiamente» scatenato il terrorismo internazionale. «Ci sono stati più attacchi suicidi negli ultimi due anni che negli ultimi venti», ha aggiunto Cook ai microfoni di Bbc Radio.
Straw, insomma, ha incarnato con la sua dichiarazione a denti stretti il mutamento che una parte del governo britannico starebbe attraversando per andare incontro all’opinione pubblica.
La sensazione, tuttavia, è che non vi sarà alcuna svolta nella linea del premier.

Proprio ieri, nel suo incontro con de Villepin, Blair ha ricordato che prima dell’Irak i terroristi usavano l’Afghanistan come giustificazione per le loro azioni e ha aggiunto: «Basta guardare cosa stanno facendo in quei Paesi per rendersi conto che le radici delle loro azioni sono molto più profonde».

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