Cronaca locale

La «Street art» fa strada e arriva al Pac

I writers hanno impugnato pennelli, tempere, olii, smalti ma anche sticker e vetrofanie e realizzato sculture in plastica. Fino al 9 aprile

Chi crede di andare al Pac, dove ieri è stata inaugurata la mostra «Street art, sweet art» a cura di Alessandro Riva, (catalogo Skira) e di trovare grandi «scarabocchi» sui muri, si sbaglia di grosso. Non solo non troverà grandi taggs nere a violare i muri intonsi, ma nemmeno le grandi scritte colorate che si vedono sui treni. Niente di tutto ciò. Il Padiglione di Arte contemporanea, infatti, ospita fino al 9 aprile, il meglio della street art italiana, rappresentata da 32 artisti che hanno elaborato un linguaggio proprio. Dimenticate anche i pennarelloni neri, gli artisti di strada hanno impugnato pennelli, tempere, olii, smalti, ma anche sticker, vetrofanie, plastiche colorate che si trasformano in sculture, panettoni di cemento, un distributore di versi. «I muri su cui appaiono le loro decorazioni sono, per definizione, indisponibili - ha commentato Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura di Palazzo Marino che ha voluto la mostra - né possiamo pensare che essi attendano un riconoscimento, perché questo da un lato li normalizzerebbe, dall’altro li porterebbe sotto il nostro controllo. Essi sono abusivi per scelta: a priori, ovviamente, e anche a posteriori se si vogliono difendere. Se sono pronti a correre questo rischio, con l’imprudente consacrazione al Pac, rischiano di perdersi».
«Io disegno per strada di notte e non ho mai pensato di lasciare - dichiara Sonda, autore di una stanza interamente dipinta, con tanto di prato e cielo stellato, il sogno di tutti i milanesi - anzi, ultimamente riceviamo i complimenti dai milanesi che ci vedono creare con le bombolette in mano». Anche Airone, autore di un altare e di un trittico che ritrae una donna sdraiata in campo rosso - sono un writer classico e lavoro con lo spray. Per questa mostra ho cercato di portare lo spirito della strada e le sensazioni che vivo di notte quando faccio i miei pezzi sui muri. La strada è sexy, mi attrae, impensabile abbandonarla». Un episodio che non scorderò? «Una fuga sui tetti di New York per scappare da due enormi poliziotti. La strada rimane una deviazione, mi permettere di sentirmi libero». Di libertà parla anche Bros, 25 anni: «È in strada che trovo la mia ispirazione, sono i muri che mi trovano, non io che trovo loro, proprio per questo - spiega l’autore della «Guernica» versione street art - continuerò a lavorare nell’illegalità, la mia fonte di stimoli».
Anche Ozmo, 30 anni, autore dei disegni all’entrata del Pac e sulla vetrata, inglobato nel mondo patinato delle gallerie d’arte, continua a creare on the road: «La strada è un atteggiamento, è un’attitudine, garanzia di freschezza per le mie opere». Lo stesso Davide Atomo Tinelli, coordinatore della mostra e in un certo senso papà dei writer milanesi, 42 anni, alle spalle una carriera fatta di tele, mostre, spray, decorazioni di interni, stencil, non ha mai abbandonato la bomboletta, con cui si fece ritrarre nei manifesti elettorali. «Oggi respiriamo l’atmosfera di Parigi, Berlino, Amsterdam, in questo grande paesone in provincia di Monza», ha commentato provocatoriamente.

Oggi la provocazione è di casa al Pac.

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